L’educazione alimentare è un argomento sensibile a molti.
Soprattutto quando la sfera colpisce una fetta di persone particolarmente inclini alla sensibilità riguardante il mondo animale.
Vegani e vegetariani lottano costantemente per far valere i diritti degli animali che soddisfano i nostri fabbisogni. In particolare, i vegani basano la loro filosofia di vita sulla negazione tassativa di ogni forma di sfruttamento animale: dall’alimentazione, all’abbigliamento, alle campagne pubblicitarie, allo spettacolo. Una lotta, questa, che coinvolge milioni di persone da anni.

Il termine vegano nasce, infatti, nel 1944 da Donald Watson.
Già negli anni ’90 vi erano forti dibattiti inerenti al consumo di derivati animali, come i latticini di cui i vegetariani si nutrono, mostrando disapprovazione nei confronti di un’alimentazione del tutto priva di prodotti animali. Da qui nasce l’esigenza di etichettare un nuovo gruppo di persone che comprendesse tutti i vegetariani non consumatori di latticini.
In un’intervista Donald Waston ha affermato:

Invitai i miei primi lettori a suggerire un termine più conciso per sostituire non-dairy vegetarian (vegetariani non consumatori di latticini). Ho ricevuto alcuni suggerimenti piuttosto bizzarri, come dairyban, vitan, benevore, sanivore, beaumangeur, ecc. Optai per il termine vegan, contenente le prime tre e le ultime due lettere di vegetarian – l’inizio e la fine del vegetarianismo.

Vegano sì, ma per scelta

A prescindere dall’idea che ognuno di noi ha a riguardo di un’etica di vita così drastica, è giusto che ad esserne influenzati siano i bambini?
Ci sono cose nella vita che vanno tramandate.
Di madre, in figlio. Di generazione in generazione. Si tratta di quei principi morali, di quei valori, che diventano poi le fondamenta su cui costruire la nostra vita. Per maturare scelte e avere poi, un giorno, la possibilità di schierarsi dalla parte giusta, e di difendersi, invece, da quanto riteniamo scorretto.

A sollevare questo polverone, un video diventato virale sul web in men che non si dica.
Le protagoniste di questo video sono una donna – forse la mamma – e Alice, una bambina di 4 anni o poco più. Ad Alice viene ripetuto con insistenza che le persone che mangiano le galline sono cattive. Che con le galline si gioca, di certo non le si cucina. “E noi – ripete la donna – non mangiamo le galline, vero Alice?”

La bambina è palesemente provata dalle parole della donna che risuonano forti e chiare nella sua mente.
Un’insistenza tale riuscirebbe a plagiare anche la mente più ferrea e dalle idee chiare. Per una bambina la cui mente è libera da ogni pregiudizio, non può essere altrimenti.
Alice non viene messa dinnanzi ad una situazione, senza dubbio reale. Non le vengono fornite le ipotesi a riguardo di un tema così delicato. Quella che le viene proposta ha tutta l’aria di essere un’imposizione. Un’influenza bella e buona, senza che la bambina apprenda i mezzi necessari a poter stabilire se mangiare carne animale è da cattivi, o se, invece, faccia parte del naturale ciclo vitale di tutti gli esseri viventi.

Nel rispetto degli animali

C’è chi sostiene che se tutti quanti noi venissimo educati a rispettare gli animali sin da bambini, questo sarebbe un mondo migliore.
Per tradizione viviamo, ancora oggi, un’epoca moralmente assuefatta dalla concezione che l’animale corrisponde a carne da macello. Se bene, oggi, non si può più parlare di necessità. È superata l’epoca in cui la caccia era sinonimo di sopravvivenza, piuttosto che la carne animale unica fonte di proteine e, dunque, necessaria a soddisfare il nostro fabbisogno alimentare.

Oggi si tratta di educazione alimentare fine a se stessa.
Esattamente come vale per l’educazione civica, attraverso la quale viene insegnato ai bambini il rispetto sociale nei confronti del prossimo e della società in quanto struttura che ci ospita.
Dunque così come viene insegnato ai bambini che imbrattare le strade è sbagliato, allo stesso modo – sostengono in molti – va tramandato loro che mangiare carne animale è irrispettoso.

Antispecismo

I vegani fondano la loro etica di vita sul principio della non-violenza.
Indossano solo abbigliamento di fibre vegetali o sintetiche. Si astengono da ogni forma di sostegno all’industria zootecnica, utilizzano cosmetici e prodotti similari solo se provenienti da case produttrici che non effettuano test sugli animali.
Il loro scopo, infatti, va aldilà dell’uccisione della singola specie. I vegani abbracciano un’etica di vita che si distacca completamente da un qualsiasi tipo di sfruttamento animale. Concezione che inevitabilmente tramandano anche ai loro figli, nella speranza di educare le generazioni future ad un mondo privo di violenza.

Ci sono cose nella vita che vanno tramandate.
Secoli di tradizioni basate sul concetto che l’essere umano sia onnivoro, hanno condotto alla macellazione di una quantità innumerevole di essere animali, esseri viventi. Ed è giusto che i bambini sappiano anche questo. Senza dimenticare, però, che alla base dell’educazione pedagogica vi è il concetto di fornire ai bambini gli stimoli necessari a divenire persone equilibrate, e indipendenti. Soprattutto nel pensiero.

[Fonte Cover: Vegan.it]