Una maglia gialla che non ti aspetti. Quantomeno che nessuno si aspettava già dal secondo giorno di Tour quando la Grande Boucle si trovava ancora in terra inglese. Vincenzo Nibali fa sul serio in questo Tour de France. Addetti ai lavori e principali avversari dovevano capirlo sin dall’inizio della stagione quando lo ‘Squalo dello Stretto’ ha fatto sapere a tutti che il Tour sarebbe stato il suo obiettivo stagionale.
Battere la maglia gialla dello scorso anno Chris Froome, il redivivo Alberto Contador e la batteria di outsider come Andrew Talansky, Richie Porte, Alejandro Valverde, Tejay Van Garderen, Jurgen Van Der Broeck e il nonnino Chris Horner che lo scorso anno lo beffò incredibilmente alla Vuelta nella penultima tappa che portava all’Alto de Angliru. Alla vigilia gli avversari non mancavano e il nostro Vincenzo non era il primo tra i favoriti per la maglia gialla finale. Una sua vittoria finale era data a 10 volte la posta. Dopo una settimana le cose sono radicalmente cambiate. Gli avversari hanno impiegato almeno cinque giorni per capire che lo ‘squalo’ non avrebbe accettato il ruolo di comprimario e che sarebbe stato lui l’uomo da battere per la maglia gialla di Parigi.
Chris Froome è la prima vittima della tattica offensiva del siciliano dell’Astana. L’inglese è già a casa per effetto di una serie di cadute che lo hanno costretto al ritiro. Il corridore inglese, scottato prima dalla vittoria a sorpresa di Nibali a Sheffield nella seconda tappa, è stato tormentato dalla sfortuna e dalla paura nei primi giorni di Tour. Prima la caduta nella quarta tappa, poi il doppio ruzzolone in quella successiva sull’asfalto viscido prima del pavè della Roubaix. Il magrissimo inglese assisterà all’altro capolavoro di Nibali sulle strade che portano all’imbocco della foresta di Arenberg soltanto dalla tv all’interno della sua ammiraglia. Il suo ritiro toglie un grande protagonista a questa Grande Boucle.
L’altro grande sconfitto di questa prima settimana è Alberto Contador. Anche lo spagnolo, come Nibali e Froome, ha puntato praticamente tutta la preparazione sul Tour de France guardando in maniera particolare alle salite alpine e pirenaiche. Lo spagnolo del team Tinkoff-Saxo immaginava duelli epici con Froome sul Tourmalet e sull’Izoard mentre ha dovuto fare i conti con l’esuberanza di Nibali nella tappa di Sheffield e con le difficoltà del pavè nella frazione che portava alle porte della Foresta di Arenberg. Il risultato? 2′ 37″ di ritardo in classifica dal leader Vincenzo Nibali e la consapevolezza di dover fare un Tour costantemente all’attacco.
In questa prima settimana di Tour Vincenzo Nibali è stato praticamente perfetto. Ha attaccato nei momenti opportuni, si è fatto aiutare dai suoi gregari quando c’era da rintuzzare alle offensive degli avversari, ha colto l’attimo esatto approfittando delle debolezze e delle difficoltà dei suoi antagonisti per la maglia gialla. In poche parole Nibali ha dimostrato che il suo soprannome ‘Lo squalo’ gli calza assolutamente a pennello.
Ma il Tour non è vinto. Mancano ancora due settimane, quelle che, sulla carta, sono le più difficili per i corridori: fra poco le Alpi, poi i Pirenei e prima dell’arrivo ai Campi Elisi la cronometro di 54 km da Bergerac a Périgueux. Nibali ha un buon vantaggio da amministrare sugli avversari e in particolare su Contador. Fino a quando non muterà il suo modo di comportarsi in corsa potrà essere sicuro della sua leadership. La miglior difesa è l’attacco e lui è abilissimo a farlo.
L’italiano dell’Astana è ormai ‘uomo copertina’ sui principali giornali e siti internet di informazione francese. La stampa transalpina gli dedica pagine su pagine mentre quella italiana sembra quasi ignorare le gesta di questo siciliano che potrebbe far tornare un azzurro sul gradino più alto del podio dei Campi Elisi a sedici anni dall’ultima volta. Era il 1998 quando Marco Pantani sorprese tutti gli avversari e in particolare il ‘kaiser’ tedesco Jan Ullrich andando a vincere un Tour de France funestato dallo scandalo doping legato alla Festina. Quell’anno Pantani fece la doppietta Giro-Tour, numero riuscito nella storia solo a sei ciclisti prima di lui. Si tratta di campioni del calibro di Coppi, Merckx, Hinault, Indurain, Anquetil e Roche.
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Il nostro ‘squalo’ quest’anno ha puntato forte solo per vincere una grande corsa a tappe scegliendo il Tour. Ma in caso di vittoria della Grande Boucle, facendo i debiti scongiuri, Vincenzo Nibali sarebbe il secondo italiano a vincere tutti e tre i ‘grandi giri’ (Giro, Tour e Vuelta) in carriera. Prima di lui c’è riuscito solo Felice Gimondi che ha vinto tre Giri d’Italia, un Tour e una Vuelta. E allora auguriamoci che il 27 luglio, ultimo giorno del Tour, lo ‘squalo dello Stretto’ possa mettere il suo nome nella storia del ciclismo italiano e mondiale. A Gimondi non dispiacerà affatto.