Lo scandalo che ha colpito il Gruppo Volkswagen non deve essere sottovalutato. Un grattacapo che ha coinvolto, e sta coinvolgendo, l’Europa e il resto del mondo dopo che l’Epa, l’Agenzia americana per la protezione dell’ambiente, ha accusato l’importante azienda tedesca di aver falsato i risultati dei test relativi alle emissioni dei motori diesel come il 2.0 TDI. Le polemiche, le ammissioni di Volkswagen, le dimissioni dolorose da parte dell’ormai ex Amministratore delegato Martin Winterkorn, l’arrivo del nuovo CEO Matthias Mueller, sono solo la punta di un iceberg che non si scioglierà immediatamente. Snocciolando alcuni dati, sono ben 11 milioni, stando alle accuse che arrivano dagli Stati Uniti, le vetture che montano il motore diesel manipolato per rispettare i parametri anti-smog. A queste, delle quali fanno parte anche i marchi Audi, Seat e Skoda, la Volkswagen dovrebbe riparare il motore sotto accusa, per un importo ipotizzato in 6,5 miliardi di euro.

A causa di questo scandalo, il titolo in borsa del Gruppo teutonico ha fatto registrare picchi negativi capaci, secondo qualche addetto ai lavori, di sfumare gli utili “guadagnati” dall’azienda nell’ultimo periodo. Tralasciando rumors e indiscrezioni, sarebbe meglio capire effettivamente come sia nato questo caso che rischia di travolgere l’intero comparto automobilistico. Per vederci chiaro, il Giornale Digitale ha interpellato Samuele Becchia, esperto del settore. Samuele è un giovane laureando in ingegneria elettronica presso il Politecnico di Torino. Sta sviluppando la sua tesi in ambito Automotive su un piccolo veicolo elettrico. Fa parte del Team 037 4WD-H il cui obiettivo è la creazione di un veicolo sportivo ibrido con motore elettrico all’asse anteriore e termico su quello posteriore Al motore termico è collegato un elettrogeneratore che viene usato per ricaricare le batterie e “aiutare” l’ICE. Il suo compito consiste nel testare i sistemi di interfacciamento coi veicoli (siano essi elettrici o ibridi) in modo da garantire la corretta acquisizione dei dati. Un lavoro importante specialmente in quelle situazioni di comportamenti anomali in cui è fondamentale riuscire ad ispezionare con cura una serie di dati per identificare la causa dell’anomalia. Da sempre un grande appassionato di auto, vorrebbe continuare le attività nell’ambito dell’Automotive.

Fonte foto: automoto.it
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Samuele, com’è possibile che Volkswagen abbia manipolato i test anti-smog?

In passato i motori diesel offrivano scarse prestazioni. Inoltre, dai puristi, erano visti con un occhio di disprezzo. Lo sviluppo tecnologico (per esempio il sistema common rail e la gestione elettronica) ha permesso di costruire motori diesel sempre più performanti ed efficienti, paragonabili oramai ai motori a benzina. Nel mercato americano Volkswagen vanta un ridotto quantitativo di vendite per quanto riguarda le motorizzazioni diesel. Questo può essere influenzato dal ridotto costo del carburante. Se oltre a questo aggiungiamo il fatto che Volkswagen non sia riuscita a soddisfare i requisiti di emissione, si può facilmente supporre il motivo per la manipolazione dei test.

Può spiegarci come avviene, tecnicamente, questo “trucco”?

I cicli di omologazione consistono nell’impartire al veicolo un determinato andamento di velocità (giri motore) e rilevare le relative emissioni dallo scarico. Questi test vengono effettuati con veicolo fermo (in folle) o su banco a rulli, non su strada. Inoltre, è importante ricordare che questo profilo di velocità è impartito via software tramite la presa OBD (On Board Diagnostic). Ciò significa che viene collegato un PC, il quale impartisce il profilo di velocità suddetto, quindi non è un operatore ad azionare l’acceleratore. Il software di controllo della centralina motore può riconoscere la situazione in cui il veicolo è in fase di test analizzando la posizione del volante, del pedale acceleratore e del profilo di velocità (giri motore). Con il veicolo sul banco a rulli, oppure fermo in folle, la posizione dello sterzo non varia, così come non varia la posizione del pedale acceleratore. Si potrebbe anche controllare la posizione del freno a mano (presumibilmente elettronico). Questo può essere il metodo più immediato per “ingannare” il test.

Fonte foto: automoto.it
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Ci sono altre casa automobilistiche che rischiano?

Questo è difficile da dire. Dico solo che il gruppo Volkswagen il più grande automaker al mondo. Se l’hanno fatto loro, nonostante le risorse che hanno a disposizione, potrebbe darsi che qualcun altro abbia seguito la medesima strada. C’è da dire, però, che la multa da pagare non metterà in crisi il bilancio aziendale. Infatti sono subito ricorsi a degli accantonamenti di fondi in risposta a questa sanzione. Se, con il passare del tempo, si scoprirà che altre case automobilistiche hanno infranto i regolamenti, credo che si creeranno dei buoni presupposti per permettere alle auto a propulsione elettrica di impadronirsi di una buona fetta del mercato automobilistico.

Il mercato dell’auto, dopo il cosiddetto diesel-gate, risentirà in negativo?

Questa vicenda ha sicuramente inflitto un danno di immagine a Volkswagen, ma non solo. Qui difatti ci sono i presupposti per far vacillare il mito del made in Germany. C’è da dire che BMW e Daimler si sono tempestivamente dissociate dalle azioni di VW ribadendo le loro conformità ai test in questione. Nonostante questo, penso che il mercato americano tenderà ad essere ancor più diffidente nei confronti delle case automobilistiche del vecchio continente. Inoltre bisognerà tenere uno sguardo anche all’Oriente, e in particolare alla Cina con il suo sviluppo economico ed i suoi problemi legati all’inquinamento ambientale.

Photo Credits: ANSA/JULIAN STRATENSCHULTE
Photo Credits: ANSA/JULIAN STRATENSCHULTE

Si è fatto personalmente un’idea relativa a questo scandalo?

Personalmente spero che questa sia una vicenda isolata. Se così non fosse, credo che il mondo dell’auto si troverebbe a dover fronteggiare un grosso problema.