“È uno dei ricordi più belli della mia carriera“, queste le parole del ct della Nazionale italiana di volley, Mauro Berruto. Parole pregne di emozioni, parole di chi ha appena realizzato che con tanta voglia e altrettanto cuore la prima gara di final six è stata conquistata. Una Serbia fredda e aggressiva dall’altra parte della rete, che vanta diagonali note in Italia, nei club più encomiati. Dalla nostra parte della rete, invece, a combattere in questa World League non ci sono i soliti volti, quelli che ci hanno fatto sognare e che tanto hanno vinto, negli ultimi anni. Niente Dragan Travica, Ivan Zaytsev, Giulio Sabbi e l’ala di riserva Luigi Randazzo: espulsioni che hanno fatto piovere numerose polemiche sulla nuova generazione della pallavolo nazionale. Quello presentato ieri dai tecnici è un sestetto “anomalo”: al centro capitan Birarelli, autore di ben 15 punti, opposto a Mengozzi che chiude con 10 importantissimi punti; in banda un travolgente Filippo Lanza che asfalta muro e difesa avversari con 20 preziosi punti, opposto a un preciso e puntuale Massari, che mette giù 5 palloni; infine la diagonale che ha confermato più di tutte le aspettative non solo dello staff, ma di una nazione intera, e cioè Stefano Giannelli, palleggiatore neodiplomato, all’attivo con 7 punti e un immenso Luca Vettori che firma una prestazione da 20 punti con l’eleganza e l’umiltà che da sempre lo caratterizzano. Un magnetico Colaci ha reso puro spettacolo la seconda linea della nostra metà campo. Ma “anomalo” non è la mia unica definizione per questo sestetto.
![[Photo Credits: FIVB]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/07/igd_78805a221a988e79ef3f42d7c5bfd4187.jpg)
Una squadra giovane, che accende la passione dei tifosi grazie al contributo di tutti coloro che sono stati chiamati in causa, come Davide Saitta, esemplare dal palleggio alla difesa, come Antonov, Nelli e Anzani, utili a portare una boccata d’aria fresca durante il match. E a ribadirlo è stato proprio il tecnico azzurro Berruto: “Credo sia una delle vittorie più belle per me, i ragazzi hanno dato tutto. Abbiamo desiderato vincere, abbiamo avuto una buona partenza. Poi i ragazzi hanno lottato, sono profondamente orgoglioso di questo gruppo. Tutti coloro che sono stati chiamati in causa hanno fatto bene“. E una vittoria importante per lui questa lo è stata davvero, dopo le polemiche piovute sopra la sua scelta di espellere i giocatori di punta tra i biancoazzurri, puniti per non aver rispettato l’orario di rientro stabilito dallo staff, nei giorni di preparazione di gare importantissime. Scelte disciplinari apparse un po’ dure, ma che dopo questa prima e sudata vittoria assumono la forma di vere e proprie lezioni sportive date dal rigore dei giovani a scapito dei già temprati nomoni della nazionale. Una lezione che insegna molto agli atleti del futuro e fa rimpiangere a quelli che potevano essere le quattro punte di diamante in questa World League tutta brasiliana.
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Una nazionale “giovane e spavalda“, è questa la mia ultima definizione. Una squadra che sotto il grido “tutti insieme” di un grande capitano come Emanuele Birarelli, ha condotto la gara come fosse un sestetto solido e già rodato. È proprio questa la rivoluzione di Mauro Berruto: un’occasione per i giovani, promesse del futuro, già forti dal punto di vista mentale, tecnico e disciplinare, tanto da passare con maestria dai banchi di scuola a una final six per il tetto del mondo; la scelta di dare una lezione sportiva, a costo di rinunciare agli atleti più esperti; la creazione di un gruppo, la cui forza totale completa le mancanze di ogni singolo giocatore. Non possiamo che augurarci che questa rivoluzione ci conduca sul podio.
[Cover Credits: FIVB]