Distopia, portami via. Uno dei sottogeneri più affascinanti del versante letterario e cinematografico continua a dimostrarsi in costante crescita negli ultimi anni. Creare e mostrare allo spettatore un non luogo (οu tòpos)ὐin qualche modo peggiore rispetto a quello in cui abitiamo oggi è pratica con cui l’artista si diletta da oltre un secolo, da Ray Bradbury a George Orwell fino alle giovanilistiche saghe sul grande schermo come Hunger Games e Divergent. Occhio perciò a quello che la sempre solerte Sky Atlantic lancerà il 10 ottobre: perché Westworld – Dove tutto è concesso promette di essere occasione per testare lo stato di salute della distopia, nonché una delle serie più interessanti della stagione.

Sostanziale remake del cult Il mondo dei robot, piccolo capolavoro di Michael Crichton del 1973, la serie prodotta da HBO si chiama proprio come il titolo originale del film, Westworld. L’ambientazione è un futuro prossimo in cui l’innovazione tecnologica consentirà all’umanità nuove forme di intrattenimento. Come la creazione di giganteschi e impressionanti parco a tema, la cui particolarità sta nel fatto che contengono androidi rappresentanti a tutti gli effetti gli abitanti dello scenario del resort. Il più frequentato tra questi, nonché il controverso, è proprio Westworld, una riproduzione della vita nel Selvaggio West ottocentesco, in cui gli abbienti visitatori hanno la possibilità di interagire con esseri artificiali creati ad hoc dall’impressionante staff diretto da Robert Ford (Anthony Hopkins) per rendere il soggiorno il più realistico possibile. Tra i robot dalle sembianze umane, conosciamo la dolcissima Dolores Abernathy (l’ex bad girl Evan Rachel Wood), il pistolero Teddy (James Marsden), spasimante di Dolores, e Maeve (Thandie Newton), maitresse della taverna-bordello del luogo. Ad agire da minaccia per questo meccanismo perfetto e crudele è il misterioso Uomo in Nero (Ed Harris, sempre magnifico da cattivo), il cui proposito pare essere quello di svegliare le coscienze artificiali degli androidi e scatenare una rivoluzione.

Westworld, almeno sulla carta e considerando per il momento solo il pilota, emana davvero un grande fascino. A partire da chi ci mette la faccia: detto dei nomi di grido appartenenti al cast, la regia del primo episodio, andato in onda negli USA il 2 ottobre, è firmata da Jonathan Nolan, che mette lo zampino anche nel soggetto insieme a Lisa Joy. Produttore della serie, oltre a Bryan Burk, è il solito J.J. Abrams. La commistione narrativa e linguistica di vari registri (la variante ottocentesca del West e il lessico avveniristico di un futuro prossimo), il ricorso a classici del genere come Stephen King (numerosi i riferimenti al ciclo de La torre nera) e il sempre intrigante binomio realtà/finzione rendono Westworld un passaggio fondamentale nel 2016 dei serial addicted.

[Foto: HBO]