Nata il 7 marzo del 1908, dopo essere stata abbandonata dalla madre, la futura stella del cinema italiano cresce a Roma grazie alle cure della nonna materna che le permette di studiare e formarsi nella città che le regalerà uno dei motivi più grandi per cui sopravvivere alle avversità della vita. Figlia di padre ignoto, ben presto Anna scopre di avere origini calabresi e di aver ereditato un cognome che si rivelerà piuttosto ostile alle sue orecchie. La scoperta di chiamarsi “Anna Del Duce” sarà il motivo per il quale le sue ricerche si interromperanno. Più tardi, con la sua consueta ironia, affermerà di non voler passare come “la figlia Del Duce”.

Una donna forte come poche, Anna Magnani non si è data mai per vinta, neanche quando il destino sembrava volesse abbandonarla ad una moltitudine di amarezze e difficoltà. Così gli studi romani la iniziano al mondo della recitazione, quel mondo che la soddisferà più dello studio della musica. Sarà la scuola d’ Arte Drammatica di Eleonora Duse, infatti, diretta da Silvio D’Amico, ad avvicinarla prima al teatro, poi al cinema, grazie anche alla spinta di Antonio Gandusio, colui che apprezzò non solo le sue doti artistiche ma anche sentimentali. Si perché dietro quell’immagine di donna fiera e sicura di sé, in realtà albergava in lei una sensibilità che solo in pochi riuscirono a cogliere.

Dopo varie interpretazioni che la vedono nelle vesti di cameriera o cantante, la Magnani riesce subito ad imporsi per le sue eccezionali doti di interprete spiccatamente drammatica. È nel 1945 che raggiunge la fama mondiale a seguito di una vincente interpretazione nel film manifesto del Neorealismo di Roberto Rossellini (con il quale instaura una relazione), Roma città aperta. Un’esperienza che le valse il primo di una lunga serie di Nastri d’Argento.

Nel 1948 interpreta il suo ultimo film con Roberto Rossellini, prima della rottura della loro relazione: L’amore, diviso in due atti. Il primo (ispirato al dramma in atto unico di Jean Cocteau La voce umana) è un lungo monologo al telefono di una donna abbandonata dal compagno; il secondo è la storia di una popolana che si accoppia con un giovane Federico Fellini credendolo San Giuseppe: per lei è il terzo Nastro d’Argento.

Anche Luchino Visconti contribuisce alla sua fama, riuscendo solo nel 1951 ad averla come protagonista in uno dei suoi più riusciti capolavori, Bellissima, accompagnato dai nomi di Walter Chiari, Corrado Mantoni e Alessandro Blasetti. È quarto Nastro d’Argento per l’artista romana.

Ma è nel marzo del 1956 che la sua collezione accoglierà (per la prima volta nella storia del cinema italiano) il Premio Oscar come migliore attrice protagonista, conferitole per l’interpretazione di Serafina Delle Rose nel film La rosa tatuata, del 1955, con Burt Lancaster, per la regia di Daniel Mann.

L’Italia ne elogiò le sue doti definendola la divina diva. Ma ancora oggi il suo nome rimane vivido nella mente di chi ha saputo e sa apprezzare i grandi del cinema italiano di tutti i tempi.

Anna Magnani ha incarnato la figura femminile che ha dato agli italiani un motivo d’orgoglio.
Federico Fellini

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