Avevamo parlato un mese fa dei campioni della racchetta, di quale fosse la loro condizione e di quali fossero le prospettive del loro 2015. Avevamo bisogno di un test per provare la loro forma e, da lì, capire come potrebbe districarsi la loro stagione. L’occasione si è presentata subito: gli Australian Open, il primo Slam dell’anno, il primo grande palcoscenico del grande tennis.
Il 2014 si era chiuso con Serena Williams e Novak Djokovic in vetta, con Maria Sharapova e Roger Federer, rispettivamente, pronti ad uno sgambetto e ad arricchire il loro già ricco palmares. Ci siamo lasciati con grandi promesse, con grandi punti interrogativi. Tuttavia, la situazione, anche dopo la trasferta australiana, non sembra essere cambiata. Serena e Novak hanno alzato le coppe al cielo e, con tali trionfi, hanno allontanato tutti i possibili contendenti al trono.
Nella giornata di domenica, infatti, il neo-papà Nole ha confermato il gap fisico, tecnico e mentale nei confronti degli altri contendenti, battendo l’ultimo superstite, un Andy Murray, oramai guidato da Amelie Mauresmo, in grande spolvero durante il primo Slam, dopo un 2014 appannato dovuto ai gravi infortuni alla schiena. Djokovic ha confermato una forma smagliante durante tutto il torneo, concedendo solo un break fino ai quarti e annientando la fame di conferma di Stan Warwinka, campione uscente, in semifinale e quella di riscatto dello scozzese.
Gli Australian Open hanno visto, dopo più di un anno, il ritorno dei Fab Four. E Rafa e Roger? Nadal partiva di certo non come il favorito, viste le condizioni fisiche precarie con cui si presentava a Melbourne. Rafa ha sofferto sin da subito, arrivando al quinto con un semi-sconosciuto come Tim Smyczek, e subendo una dura lezione ai quarti da quel Berdych, che si è vendicato delle 17 sconfitte subite in precedenza.
Roger, invece, si presentava con una gran voglia di rialzare una coppa di Slam, ma il Re non aveva fatto i conti con quell’Italia che aveva sconfitto nella scorsa semifinale di Coppa Davis. Dopo aver perso un set con un magnifico Bolelli al secondo turno, si arrende, in 4 set, ad un Andreas Seppi in grande spolvero, che riemerge dopo un 2014 in affanno e rischia di qualificarsi tra i migliori otto di uno Slam per la prima volta, cosa che non accade a causa della giovane stella di casa Krygios, sempre più lanciato come futuro numero 1, viste anche le continue delusioni, a livello slam, di grandi promesse, ancora non trasformatesi in realtà (da Dimitrov a Nishikori).
In campo femminile Serena si conferma un’assoluta fuoriclasse, mettendo in cascina il suo diciannovesimo Slam (solo la Graff di più). Nella meravigliosa finale femminile, ricca di grandi colpi, si scontrate ancora le regine incontrastate dell’ultimo decennio di tennis, Serena e Maria, a più di dieci anni dalla loro prima finale Slam, a conferma del fatto che tra loro e le altre c’è ancora un ampio divario. Il divario, però, sembra esserci anche tra le due: Serena sconfigge, per la sedicesima volta, la Sharapova, grazie ad un servizio spaventoso. Maria, d’altro canto, dopo il brivido del secondo turno, dove ha annullato due match point alla Panova, ha mostrato in finale una forma fantastica, già vista durante il torneo di Brisbane, dove Masha ha trionfato, una forma fisica che non vedevamo da tempo. Insomma: sembra che quest’anno, a meno di grandi risvolti, sarà il solito duello tra la forza della Williams e la grazia di Maria.
Si ci aspettava molto di più da Petra Kvitova e Simona Halep, le due dirette inseguitrici delle valchirie del ranking, ma le due sono state fermate, rispettivamente, dall’astro nascente del tennis a stelle e strisce Madison Keys e Ekaterina Makarova che, dopo essersi tolta grandi soddisfazioni come doppista, fa la voce grossa anche nel singolare. Le due, non certo le favorite, hanno dato prova di grande tennis, spingendosi fino alle semifinali, dove, però, sono state bloccate dalle rispettive connazionali, più abituate a certi tipi di riflettori. Disastroso, invece, il cammino di Ana Ivanovic, fresca di finale a Brisbane, che ha salutato Melbourne alla prima partita, sconfitta dalla qualificata Hradecka.
In campo femminile ci sono state due resurrezioni. La prima è quella di Victoria Azarenka, ex numero uno e due volte campionessa a Melbourne, che, dopo un anno d’infortuni, sembra essere sulla strada giusta per recuperare terreno. La seconda – più importante – è quella di Venus, la sorella maggiore di Serena, che torna ai quarti di uno Slam dopo quasi cinque anni, stoppata solo dalla Keys, quasi come in un passaggio di consegne tra passato e futuro.
Venus, alle porte della top 10, ha anche sconfitto la nostra stella emergente, quella Camila Giorgi che quasi la batteva. La Giorgi continua a confermarsi una potenziale stella del tennis mondiale, con il suo gioco aggressivo, ma deve mettere più testa e cercare di limitare il tasso di rischio del suo gioco. Errani e Vinci non brillano, ma non deludono, almeno nel singolare, perché nel doppio escono agli ottavi, dopo ben due successi consecutivi qui a Melbourne.
Ma il doppio italiano, fortunatamente, segue l’esempio delle Cichis e lascia il segno anche quest’anno a Melbourne. A trionfare, però, sono gli uomini, due grandi amici, Simone Bolelli e Fabio Fognini, che si riprende da un avvio disastroso in singolare. I due, inaspettatamente, trionfano a Melbourne con un doppio 6-4 sui francesi Herbert e Mahut, portando il tricolore a Melbourne anche quest’anno.
Insomma, è stato uno Slam di conferme, di corone stabili e di poche sorprese, fortunatamente sorprese tutte italiane.