“Perché adesso? Perché proprio adesso?” Perché adesso è il momento in cui tutto cambia, in cui tutto quello che c’era prima diventa solo un ricordo e si ricomincia tutto dal principio. È sentire le farfalle nello stomaco, l’ansia del primo appuntamento e la felicità del primo bacio. Adesso è la possibilità di innamorarsi, ma anche quella di vivere. Riscoprire noi stessi, accettarci con i nostri pregi, ma soprattutto con i nostri difetti e con i nostri limiti, per iniziare di nuovo a vivere, finalmente. Perché è solo accettando tutto di noi, anche le cose negative, che possiamo riaprire il cuore a qualcuno in grado di prendersene cura, e questa volta per davvero, senza aver paura che si frantumi come in passato. Dopo le cadute, le delusioni e le difficoltà, quando la vita sembra averci tolto tutto, ecco che riappare uno spiraglio di luce che ha un nome ben preciso: adesso.
Dopo aver raccontato la caduta dovuta alla delusione sentimentale in “Quattro etti d’amore, grazie” e la possibilità di rialzarsi, ricominciando a vivere – ma non senza cicatrici sul cuore – in “Per dieci minuti“, Chiara Gamberale è tornata in libreria, lo scorso 11 febbraio, con un romanzo che come titolo ha proprio “Adesso“, quel momento in cui tutto torna ad essere possibile, in cui tutto ormai è già successo. La scrittrice romana torna sulla scena, dopo tre anni dall’ultima storia, con un libro sull’amore, in cui racconta come andare incontro e combattere la paura di donarsi completamente ad un’altra persona, senza aver timore di soffrire perché ogni cosa sarà poi ricompensata e senza stare troppo attaccati ai brutti ricordi del passato.
Chiara Gamberale scrive un vero e proprio trattato su uno di sentimenti più belli, più grandi e più nobili, quello di cui scrittori e artisti hanno parlato di più, quello che ha la capacità di far sentire come se si vivesse in paradiso e un attimo dopo porta all’inferno. Ma senza l’amore nessuno sarebbe in grado di vivere. Chiara racconta tutto questo con il suo stile unico e particolare, che fa immedesimare nei personaggi e che fa capire veramente che cosa significhi quel momento in cui tutto cambia ai propri lettori, per ognuno in modo diverso, ma che è pur sempre adesso.
Noi de Il Giornale Digitale, in occasione dell’uscita del libro, abbiamo intervistato Chiara Gamberale: ci ha parlato del suo nuovo libro, del momento che gli dà titolo e dell’importanza che per lei hanno l’amore e la scrittura.

Il tuo nuovo romanzo è tutto incentrato sull'”adesso”, che fa anche da titolo. Con questo avverbio indichi il momento dell’innamoramento, che arriva solo quando siamo veramente pronti ad accoglierlo. Quanto è importante questo momento?
È fondamentale. Perché ci permette di abbandonarci alla vita e di accedere a nuove, inesplorate zone di noi. Anche se potremo farci del male: proprio perché potremo farci del male. Il pacchetto è completo: se rinunciamo all’eventualità di un dolore, rinunciamo anche all’eventualità dello stupore.
Qual è il presupposto per arrivare preparati a questo momento che poi – come scrivi nel libro – può diventare periodo?
Credo che il solo presupposto sia essere in contatto con noi stessi, anche con i nostri mostri. Non a caso attorno a Lidia e Pietro ci sono altri personaggi destinati a non incontrare mai davvero l’altro, presi come sono, consapevolmente o meno, a proteggere le loro ossessioni anziché affrontarle.
La protagonista Lidia l’avevamo già trovata in altri tuoi romanzi. Come si è evoluta la sua figura e quanto c’è di te in questo personaggio femminile?
In ognuno dei tre romanzi in cui la protagonista si chiama Lidia Frezzani, racconto un momento della sua vita che fa sì lei sia sempre un personaggio diverso. Ma di fondo condivido con Lidia il bisogno di emozioni forti, il rischio di “ansimare a vuoto” e, in questo romanzo più che mai, un bisogno d’amore pari solo alla paura che l’amore le dà.
La storia d’amore tra Lidia e Pietro si costruisce in un “equilibrio matto fra l’attenzione massima e il chissenefrega”. È questa la condizione necessaria per far nascere un amore con la A maiuscola?
Diciamo che è la condizione necessaria per accogliere la possibilità di un amore: l’innamoramento.
In “Adesso” inserisci il curriculum sentimentale di entrambi i protagonisti, che dovrebbero consegnarsi uno all’altra per non incorrere sempre negli stessi errori e non sbagliare ancora. Cosa dovremmo fare nella vita reale per far si che ciò non accada?
Forse dovremmo accettare il fatto che potrebbe accadere, metterlo in conto. E poi confido molto nel valore dell’esperienza. Proprio perché ha sofferto Lidia ha avuto modo di conoscersi e dunque s’inganna meno e dunque può ingannare meno chi incontra.

L’amore, però, può essere davvero feroce, sia se lo si carica di troppa responsabilità, sia se non gli si dà la giusta fiducia. Per questo, quando si soffre per amore, come per un’influenza, un lutto o un problema fisico, ci sarebbe bisogno dell’aspettativa. Per te quanto conta il dolore legato all’innamoramento e ad una storia d’amore?
Conta tanto quanto lo stupore, appunto. E io credo che il dolore di una separazione vada, fondamentalmente, attraversato. Non credo a chi rimuove la sofferenza o a chi ripara subito un lutto sentimentale con una nuova relazione: il rischio è quello di contagiare chi incontriamo con le nostre mancate elaborazioni ed è un rischio grosso. Per noi e per gli altri. Pietro avrebbe questa tentazione inconscia, ma Lidia, nella seconda parte del romanzo, lo costringe a fare i conti con un passato che lui pensava di potere dimenticare. E che proprio per questo lo perseguitava e lo aveva condannato a una sorta di apatia.
La paura è centrale nei tuoi romanzi, in questo in particolare, tanto che le dedichi una pagina intera. È un sentimento costruttivo o che porta solo alla distruzione, sia di sé che dei rapporti con gli altri?
Come tutti i sentimenti, se la accettiamo e la guardiamo in faccia può diventare un alleato, perché superarla ci consente di comprendere molto di noi, se ci limitiamo a subirla vince lei. E ci fa mietere vittime tutt’attorno. Le persone impaurite, proprio come gli animali, possono diventare davvero feroci.
In amore, soprattutto, abbiamo più paura di restare soli o di ricominciare tutto, con la consapevolezza che si potrebbe soffrire nuovamente?
Dipende dal nostro fisico emotivo. Ad esempio Pietro, in passato, è stato più spaventato dall’idea di restare da solo, al punto che ha fatto un figlio con una donna che non amava. Lidia, al contrario, ha sempre creduto nell’amore per l’amore. E quindi quello che più teme è proprio quello che più ricerca: l’amore per l’amore. Se Pietro dunque dovrà confrontarsi con il suo non avere mai chiesto nulla all’amore, tranne che “non disturbare”, Lidia dovrà confrontarsi con la sua voracità d’amore.
Nel curriculum di Lidia si dice che lei usa la letteratura per dare voce a ciò che più la tocca e che non saprebbe in che altro modo esprimere. La scrittura ha questa funzione anche per te?
Sì. L’ho avuta fin da quando ero bambina. È il mio rimedio all’esistenza.
Il programma di Lidia, “Tutte le famiglie felici” è un titolo importante e significativo, soprattutto in questo periodo in cui si discute molto di unioni civili e matrimoni tra persone dello stesso sesso. Qual è la tua opinione a riguardo?
La esprimo con le parole di Lidia che, con il suo programma, “vorrebbe dimostrare a un paese rimbambito, ancora spaventato dall’idea di un matrimonio fra omosessuali, che nel frattempo in Italia e nel mondo esistono le più incredibili realtà e che ognuna di loro, senza nemmeno pensarci, si considera una famiglia.“