Una stazione ferroviaria affollata, tanti pendolari pronti a tornare a casa oppure in attesa di un’altra lunga giornata di lavoro. La voce meccanica dell’altoparlante interrompe ogni pensiero, con il suo ormai arcinoto annuncio: “Ci scusiamo per il disagio“, segno che qualcosa, nella normale circolazione dei treni, non sta andando come dovrebbe. É proprio qui che inizia l’inchiesta di Gerardo Adinolfi e Stefano Taglione, entrambi giornalisti, l’uno per la sezione fiorentina de «La Repubblica», l’altro per «Il Tirreno»: i due hanno deciso di dare voce ai pendolari di tutta Italia, raccogliendo le loro lamentele e proteste in un libro edito da Round Robin Editrice, il cui titolo riprende l’omonimo annuncio ferroviario.
In Ci Scusiamo per il Disagio. Treni, pendolari e odissee tutte italiane, i due giornalisti non si limitano a proporre un resoconto delle testimonianze dei viaggiatori, disavventure che sono tristemente note e che spesso popolano i notiziari nazionali, ma indagano a fondo su quello che è un problema caratteristico, da vent’anni e più, del nostro paese, cercando una soluzione, che spesso risulta introvabile. L’esperienza del viaggio in treno, ad oggi etichettata come un incubo, potrebbe anche essere piacevole, percorrendo chilometri senza doversi preoccupare della stanchezza e osservando il mondo che ci circonda. Non solo, il trasporto su rotaie andrebbe valorizzato, visto il suo innegabile potenziale in velocità e in ecologia: quanti camion in meno avremmo sulle nostre strade, e una conseguente diminuzione dell’inquinamento? Purtroppo, come spesso accade, gli interessi di molti sono sacrificati in virtù del profitto: il risultato è una triste perdita di servizi pubblici, che non è in alcun modo compensata e, ormai, neppure più mascherata. Abbiamo raggiunto gli autori per capire quanto ci sia di vero nelle disavventure quotidiane dei pendolari, troppo spesso coinvolti in situazioni ai limiti del surreale.

Come e perché è nata l’idea di questo libro? Anche voi potete essere definiti pendolari?
Siamo stati pendolari ma non sempre, non abbiamo mai veramente fatto la vita di chi ogni giorno percorre decine di chilometri in treno. Entrambi scriviamo di treni e trasporti sui giornali, e abbiamo sempre seguito con interesse le vicende di questo settore. Nel dicembre 2013, in Toscana, ci sono stati disastri a ripetizione, ed è proprio scrivendo di queste vicende che ci siamo conosciuti. Abbiamo poi pensato di fare qualcosa in più con tutto il materiale raccolto e così è nata l’idea del libro, che è stata subito ben accetta.
Il vostro libro raccoglie anche dati e indagini che fotografano situazioni imbarazzanti. In base alle vostre ricerche, quali sono i problemi principali?
Sicuramente i problemi più importanti sono infrastrutturali. Il servizio è assolutamente inadeguato al numero di persone che si sposta ogni giorno. Un esempio? Nella sola Toscana ci sono diverse tratte con un binario unico, anche frequentatissime, come la Lucca – Firenze, dove basta un solo treno guasto per creare una reazione a catena. Purtroppo gli investimenti sono stati appoggiati solo per l’alta velocità, e le tratte locali, benché molto più frequentate, sono lasciate indietro. Il gap si avverte anche tra nord e sud: al sud paradossalmente i treni rispettano di più l’orario, ma solo perché, anche per tratte brevi, i tempi di percorrenza sono dilatati al massimo.
Questo libro, insieme alle pagine social ad esso collegate, non è solo una raccolta di sfoghi o disavventure. Credete che l’insieme possa essere un valido strumento di denuncia?
La pagina Facebook, più che quella Twitter, è la naturale prosecuzione del nostro lavoro. Si tratta di un problema veramente serio, che conta circa tre milioni di persone coinvolte: sono tutti pendolari che ogni giorno si mettono in viaggio. I comitati, in questo senso, sono molto attivi, perché raccontano, anche quotidianamente, tutte le disavventure che coinvolgono i viaggiatori. I social sono uno strumento davvero molto valido, che ci ha aiutato anche nella promozione del libro. Purtroppo però non riusciamo a vedere una soluzione a breve termine: pensando alla sola sostituzione dei treni, molti dei quali vecchi anche di vent’anni, si capisce bene la portata del problema.

Quale sarebbe, secondo voi, il metodo più giusto per approcciarsi al famigerato annuncio?
É una domanda veramente difficile! C’è chi si fa prendere subito dalla rabbia, magari aggredendo verbalmente, e giustamente, il capotreno. C’è chi si rassegna sapendo di non poter fare nulla. Forse questo è l’atteggiamento peggiore, perché la protesta, soprattutto in casi drammatici come questo, è sempre positiva e necessaria. Il libro è nato proprio dalla protesta, dalla necessità di denunciare quanto accade ogni giorno.
Nel volume c’è anche l’altro lato della medaglia, ovvero le testimonianze raccolte dai dipendenti e dai dirigenti di Trenitalia e Trenord.
Proprio con i dipendenti e con chi tutti i giorni sale su un treno per lavorare abbiamo evidenziato quanto sia pressante anche la questione della sicurezza. Il treno è lo specchio della società, e purtroppo non è per niente un ambiente sicuro. Tra i controllori c’è chi preferisce non svolgere il proprio dovere in certe ore della giornata, perché sa che il convoglio è frequentato da persone aggressive, e che il lavoro potrebbe essere pericoloso per la propria vita. Nel libro abbiamo inserito la toccante intervista di un ex controllore siciliano, accoltellato alle spalle durante il servizio, che non ha più avuto il coraggio di salire a bordo, e ora svolge mansioni in ufficio. Le aggressioni inoltre non si limitano alla sola sfera fisica, ma anche a quella verbale: la percezione di insicurezza è altissima, e i tagli alla Polfer non aiutano. Probabilmente non esiste una vera soluzione per questo problema.
Pensate in futuro ad un nuovo progetto, qualcosa che coinvolga anche la parte amministrativa di Trenord e Trenitalia, che rappresenti la loro risposta alle denunce e proteste dei viaggiatori?
Per il momento non stiamo pensando a nulla di concreto. Alcuni amministratori delegati sono già stati contattati durante la lavorazione del libro, per non fare solo denuncia ma anche rapporti: abbiamo collaborato con gli uffici stampa delle aziende di trasporto. Ci piacerebbe comunque toccare anche altre realtà, visto che con il nostro lavoro non abbiamo raggiunto tutte le regioni italiane.