Milano, una città meravigliosa, ricca di opportunità, strade e palazzi, monumenti e musei, discoteche, locali, università, piazze e quadri, stazioni ferroviarie e negozi, eventi, fiere ed incontri.
Una città che “fa paura”, all’inizio. Quando arrivi e non sai quale direzione prendere della metro, che se sbagli ti ritrovi dall’altra parte della città, in paesi e luoghi che, a volte, hanno solo 3 lettere nel nome – anzi, due lettere e un numero, ma che posto è “QT8?!”.
Quando fai l’abbonamento e devi stare attento al limite di traffico urbano, all’area C, ai tram e pullman che non hai mai capito che differenza fa, e dove ti portino.
Quando arrivi e non capisci dove andare, come arrivarci; quando l’unica cosa che sai di per certo è che “Duomo, fermata Duomo” ti porta proprio lì, in Duomo.
Quando fai le valigie e lasci la tua casa, i tuoi affetti, le tue abitudini e ti infili in un’altra vita, in un altro mondo, in cui tutto è assurdamente complicato, finché non ci fai l’abitudine ed entri, anche tu, in questo circolo vizioso – ma bellissimo – che è Milano.
“Com’è Milano? Perchè ci vivi se è così complicato?”, mi chiedono. Io non odio Milano, io la amo.
E l’ho imparata ad amare non sui libri o sulle copertine delle brochures che ti distribuiscono in centro. Non sulle guide turistiche né nei documentari, notiziari di approfondimento, in tv.
L’ho imparata ad amare solo vivendola.
E chi non vive qui, purtroppo, non può capire.
Sono una “Terrona”, come mi chiamano qui. E non ho problemi a dirlo, anzi, ne vado fiera. Sono andata via dalla mia città per studiare, fuori, lontano, e meglio. Sono capitata qui, con la mia valigia di cartone – e le dispense della mamma – per affrontare una nuova avventura, nuove amicizie, nuovi posti, nuove routines. E, se tornassi indietro, lo rifarei mille volte.
Perchè, di Milano, ho imparato che il “nebiun” rimane una coltre soffice e romantica che rende gli alberi spogli e i rami secchi più umani, indifesi, vicini. Ho imparato che i negozi fanno orari strani, comodi, aprendo alle h10, ma sono 5 volte più grandi di quelli che io abbia mai visto. Ho imparato che basta fare pochi passi per raggiungere il centro; che la sera c’è un’atmosfera particolare e bellissima; che ci sono più librerie che parcheggi; che i taxi sono una fila perfettamente ordinata di bianco in ogni posto “importante” della città. Ho imparato che a San Siro le emozioni valgono il doppio; che il Duomo non ti stanchi mai di vederlo e continui a non credere di essere davvero lì. Ho imparato che a Garibaldi c’è la zona più “in” di Milano; che Corso Vercelli e Corso Buenos Aires sono piene zeppe di negozi e che a San Babila e Corso Montenapoleone c’è l’haute couture e non puoi neanche camminare per la strada se non sei una modella straniera alta e magrissima. Che ci sono più McDonald’s che supermercati; che l’Arco della Pace è la fotocopia dell’Arco di Trionfo a Parigi. Che Parco Sempione è un’immensa distesa di verde, e lì ci puoi trovare l’amore.
Ho imparato tante cose, ho imparato ad amare questa città.
Ho imparato tante cose, ma spiegarle adesso non sarebbe lo stesso. Bisogna venire qui per capire davvero, bisogna viverci.