Millenovecentonovantadue è un anno che suona talmente bene che è ormai finito, non solo grazie alla serie trasmessa la scorsa primavera su Sky, per rappresentare non soltanto un mero riferimento cronologico ma un vero e proprio spartiacque del Novecento.
È uno spartiacque nel centro del mondo, gli Stati Uniti, dove inizia l’era – poi finita tra pepate polemiche – del democratico Bill Clinton. È uno spartiacque in Europa, dove entra tragicamente nel vivo il conflitto che dilanierà la Penisola Balcanica e che si concluderà – ma solo sulla carta – nel 1995. È uno spartiacque, ma sarebbe più corretto definirlo un terremoto – soprattutto da noi, dove, proprio sotto le bombe della guerra Stato-Mafia, esplode Tangentopoli. Crolla l’impero delle luci e del benessere dalle mille contraddizioni della Prima Repubblica, si dimette il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga e si apre la strada per la discesa in campo di un imprenditore milanese, che due anni dopo arriverà al potere. Che manterrà, salvo qualche parentesi, per diciotto anni.
La forza dirompente del terremoto politico che si abbatte sull’Italia è tuttavia eguagliata anche nel mondo del cinema: perché nel 1992 viene presentata, prima al Sundance poi a Cannes, l’opera d’esordio di uno stralunato cinefilo di Knoxville – ex impiegato di una videoteca – chiamato Quentin Tarantino. Reservoir Dogs, nell’ottobre dello stesso anno, viene rilasciato anche da noi col titolo Cani da rapina: non lo vedrà praticamente nessuno. Quando poi la distribuzione opta per il titolo che oggi tutti conosciamo – Le iene – anche il nostro pubblico si desta e comprende che da lì in poi il cinema non sarà più lo stesso.

Nell’anno in cui milioni di giovani impazziscono per Luke Perry (aka Dylan McKay) e Willy, il principe di Bel-Air, viene anche mandato il primo Short Message Service della storia, che poi verrà comunemente chiamato SMS. Nemmeno 20 anni dopo sarà considerato obsoleto ma l’Happy Christmas mandato nel Natale del ’92 dall’ingegnere informatico Neil Papworth apre in ogni caso un’era, tecnologica e linguistica insieme.
Lo spettacolo a Hollywood, manco a dirlo, non manca. La scommessa di Francis Ford Coppola, che traspone per il grande schermo l’abusatissimo capolavoro di Bram Stoker, si rivela vincente, e Gary Oldman è, senza timor di smentita, un Dracula ai livelli del leggendario Bela Lugosi. L’ultimo dei mohicani di Michael Mann coinvolge e commuove, anche grazie a Daniel Day-Lewis. Clint Eastwood, col magnifico western Gli spietati, farà la solita incetta di statuette agli Oscar ’93. Edizione in cui Al Pacino ottiene incredibilmente – dopo oltre vent’anni di carriera – il suo primo riconoscimento dall’Academy, come miglior attore protagonista, per Scent of a woman, remake del Profumo di donna di Dino Risi, con protagonista un gigantesco Vittorio Gassman.
Nemmeno la categoria cult sfigura, per quantità e qualità. Si va dalla commedia, coi travolgenti Joe Pesci e Whoopi Goldberg, protagonisti rispettivamente di Mio cugino Vincenzo e Sister Act, al grottesco de La morte ti fa bella e L’armata delle tenebre, ideale terzo capitolo della saga de La casa di Sam Raimi. Ma anche piccole perle dimenticate – Ragazze vincenti, con Madonna – e l’apocalittico Alive – Sopravvissuti. E se Il tagliaerbe fino alla fine degli anni ’90 – insieme a Strange Days (1995) – rimane un riferimento per il tema della realtà virtuale, con Splatters – Gli schizzacervelli (di un Peter Jackson ante-Lord of the rings) e La moglie del soldato (di Neil Jordan) sfioriamo il capolavoro.

Di culto, in un certo senso, anche la nostra produzione. Il ladro di bambini di Gianni Amelio è forse il più bel film italiano del 1992 ma è la commedia a produrre opere ancora oggi apprezzate: ci sono un Carlo Verdone forse all’apice della propria carriera (Maledetto il giorno che ti ho incontrato), un Salvatores sottovalutato (Puerto Escondido) e un Monicelli ancora lucidissimo, da leccarsi i baffi, dal momento che Parenti serpenti ancora oggi è un must, non solo natalizio.
Tra patetici successi di pubblico – Guardia del corpo e il sequel di Mamma ho perso l’aereo – arriva anche il prodotto Disney forse migliore del decennio, Aladdin. Insieme a Porco Rosso di Hayao Miyazaki la migliore opera animata dell’anno. Un anno spartiacque, sotto tutti punti di vista.