Non capita spesso che ad arrivare in finale di Champions League siano due squadre che non hanno vinto i rispettivi campionati. Un tempo sarebbe stata un’eresia, o meglio sarebbe stato impossibile. Ma la Champions League non è la Coppa dei Campioni e così capita che per il secondo anno di fila, e per la quarta volta nella storia, arrivino in finale due squadre dello stesso paese. Era successo la prima volta nel 2000, con Real Madrid – Valencia. Nel 2003 con Milan – Juventus. Poi nel 2008 con Manchester United – Chelasea. Infine l’anno scorso con Bayern Monaco – Borussia Dortmund. Ancelotti è libero di toccare ferro, ma finora ha sempre vinto la squadra con più blasone. In finale, si sa, non conta solo il tasso tecnico. Contano esperienza e sangue freddo, doti che spesso prevalgono sulla fame che Simeone e i suoi ragazzi avranno certamente.
In ogni caso si tratterà del primo derby cittadino. Il centro dell’Europa sarà Madrid, la chiave della finale, la più bella, il paradosso tra la vittoria della decima e quella della prima. Non tutti sanno che l’Atletico di Madrid è infatti l’unica squadra ad aver vinto la Coppa Intercontinentale senza aver vinto la Coppa dei Campioni. Siamo nel 1974 e il Bayern Monaco, per motivi politici, rinuncia ad andare a giocare in Argentina. Storie di un altro calcio. Sarà anche la finale tra un fantastico vincente, Carletto Ancelotti, e un quotatissimo emergente, Diego Simeone. Uno è già tra i migliori allenatori del mondo, l’altro punta ad entrare nella hall of fame. E ci riuscirà in ogni caso, potete scommetterci.
A Madrid non perdono occasione per esaltare Carletto Ancelotti, e fanno bene. Il miglior allenatore italiano ha riportato in casa blanca serenità e consapevolezza nei mezzi di giocatori che sembravano perduti. Non è il caso di Cristiano Ronaldo (che i gol li ha sempre fatti) ma di gente come Pepe, Casillas, lo stesso Di Maria. Ancelotti può trionfare sull’unica panchina dove Mourinho ha fallito. Mancando la decima, la vera ossessione madridista. Il perché è il frutto di una serie di fattori, uno su tutti: Mourinho da il meglio di sé quando parte da sfavorito e può decidere quando difendersi e quando attaccare. Questo, in casa Real, non è contemplato. Avevo scritto di questo tema una settimana fa.
Il Real deve vincere e dominare, ecco perché Ancelotti è entrato nel cuore dei tifosi e della stampa. Non si è limitato a vincere. Ha scelto di dominare. Aspetterei però a decretare la fine del Tiqui Taka: il calcio è uno sport meraviglioso perché le vittorie e le sconfitte nascono da una serie di fattori. Una squadra che ha vinto uno scudetto due mesi fa, che è già campione d’Europa e che probabilmente affronta una semifinale nel momento più difficile (psicologicamente) del suo allenatore. E dall’altra parte una parte una squadra affamata, motivata, che vuole ritrovare il suo nemico numero uno in finale. Solo un folle potrebbe discutere Guardiola. E al Bayern ci sono dirigenti di polso, non folli.
Simeone ha realizzato un miracolo molto simile a quello di Klopp al Borussia Dortmund. Entrambi hanno stupito per il carattere e per l’organizzazione, trasformando buonissime squadre in modelli di riferimento, non solo a livello di gioco. A Klopp lo sgambetto al Bayern riuscì in campionato, non in Champions. Vedremo se sarà così anche per Simeone. Conoscendo El Cholo difficilmente firmerebbe per vincere la Liga e accontentarsi di una passerella a Lisbona. Diego vuole tutto, come giusto che sia, a costo di non vincere niente. Ha superato ostacoli incredibili, ha preso a pugni la storia del calcio: prima il Milan, poi il Barcellona, infine il Chelsea di Mourinho. E perché mai dovrebbe fermarsi adesso che può togliersi lo sfizio più grande?
Privare i blancos della loro più grande ossessione, la decima. Prenderla e portarla dall’altra parte di Madrid. Come a dire: venite a vederla, ma non toccate. Sarà una sfida piena di fascino che mi auguro mantenga le promesse. La mia paura, giustificata dai precedenti, è che l’emozione possa giocare un brutto scherzo ai colchoneros e che il derby dei Campioni posso risultare meno interessante di quanto poteva essere una sfida tra Carletto Ancelotti e Josè Mourinho. Sarebbe stata la prima finale tra due ex: mai nella storia delle finali della Champions League si erano affrontati due allenatori che avevano guidato la squadra avversaria. E chissà quando ci ricapiterà un’occasione del genere.
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