Quando ero bambino e i parenti il giorno di Natale mi chiedevano cosa volessi fare da grande, la mia risposta era sempre la stessa. “Zia da grande voglio fare il capitano della mia squadra del cuore”. Ma si sa, i sogni non sempre si concretizzano, e ahimè, io come tanti altri ragazzi, abbiamo dovuto col passare degli anni abbandonare questo sogno per sempre nel cassetto della nostra camera da letto. Diversamente invece è andata per Danilo Cataldi, il giovane centrocampista classe 1994, di proprietà della Lazio. Per lui il sogno si è avverato e la sua favola è stata già scritta. A vent’anni è alla prima stagione in Serie A, e nel giro di poco tempo è riuscito a ritagliarsi uno spazio importante, diventando inamovibile nel centrocampo a 3 di Pioli, a fianco di due pilastri come Biglia e Parolo. Il pezzo più importante di questa favola però, Cataldi l’ha scritto lunedì, nella partita tra Lazio e Fiorentina, che ha visto i biancocelesti trionfanti per 4-0. Al minuto numero 80, il capitano Stefano Mauri sta per lasciare il campo per far posto ad Onazi, ma prima si dirige verso Radu per consegnargli la fascia. Il romeno però, dice qualcosa al numero 6 biancoceleste indicando il giovanotto classe 1994. Una sorta di investitura, Mauri e Radu che con estrema cura e tenerezza, quasi come un genitore che aiuta il proprio figlio, gli consegnano e aggiustano la fascia al braccio. Come a dire: “questa prendila tu, inizia ad abituarti perché fra qualche anno sarà tua”. Per Cataldi un sogno che si avvera, lui nato a Roma, e tifoso laziale fin da bambino non riesce a credere ai suoi occhi, eppure è tutto vero. Danilo Cataldi, 20 anni, veste la maglia storica della sua squadra del cuore e adesso indossa anche la fascia di capitano.

I tifosi sognano, e in mente ritornano vecchi ricordi, ricordi di un mondo del pallone che viveva ancora di simboli e di bandiere. Che la fascia di capitano sarebbe finita sul suo braccio lo sapevano tutti, ma nessuno immaginava così presto. Perché quel pezzo di stoffa rosso, se portato da chi è nato e cresciuto nella Città Eterna acquista tutto un altro significato. Radu e Mauri lo sanno bene, nella loro esperienza a Roma, hanno imparato a conoscere il popolo biancoceleste, i loro desideri e i loro sogni più intimi. E allora perchè no, a Roma poi in questo periodo l’entusiasmo non manca, tutto sembra girare alla perfezione da questa sponda del Tevere, e un gesto così non può che essere un regalo in più a chi la domenica è sempre in prima fila. Sono passati quasi 6000 giorni, ben 17 anni da quel lontano 1998, quando fu eletto capitano a furor di popolo un giovane centrale difensivo, un rampollo romano e laziale anche lui, un certo Alessandro Nesta. Dopo 17 anni sognando quel capitano mai dimenticato con il 13 sulle spalle, ora la fascia di capitano della Lazio, avrà di nuovo un legittimo proprietario. Avrà, perché per ora naturalmente il capitano resta Stefano Mauri, che non ha intenzione di smettere dopo la splendida stagione di quest’anno.

Ma torniamo a Cataldi e alla sua storia. Il centrocampista nato a Roma il 9 agosto del 1994, inizia la sua carriera calcistica nelle giovanili dell’Ottavia, squadra dilettantistica romana, nel 2000. Nel 2006 poi, il suo cartellino viene acquisito dalla Lazio, con il quale si farà tutta la trafila del vivaio. La svolta arriva nell’ultimo anno di Primavera, nel 2013, quando i ragazzi guidati da Bollini conquistano lo scudetto, battendo in finale a Gubbio l’Atalanta, per 2-0 con doppietta proprio di Cataldi. Un’impresa solo sfiorata l’anno prima, quando i biancocelesti dovettero arrendersi all’Inter perdendo in finale per 3-2. La vittoria dello scudetto, portò tantissime squadre a mettere gli occhi sui gioielli del vivaio laziale e in particolare proprio su Cataldi, che verrà ceduto in prestito secco al Crotone in Serie B. Danilo accetta con umiltà la destinazione calabrese, sa quanto importante sia per lui potersi confermare in Serie B, giocare e farsi le ossa, come si suol dire in termini calcistici. E così inizia la sua avventura crotonese, che si concluderà con 35 presenze e 4 reti, e che lo porterà alla prima convocazione nella Nazionale Under 21 di Di Biagio. Un bel biglietto da visita per il ritorno alla base.

Pioli ancora non sa di avere un gioiello in squadra, ma nel ritiro di Auronzo si accorgerà subito delle sue doti tecniche. Sul più bello però svariati infortuni ostacolano la sua consacrazione. Cataldi salta tutta la prima parte di stagione, con la consapevolezza di aver perso molto tempo e molte occasioni. L’opportunità però arriva eccome: il 14 gennaio fa il suo esordio stagionale in Coppa Italia, nella partita vinta con il Torino per 3-1. Cataldi impressiona Pioli che lo fa esordire anche in campionato 4 giorni dopo, nella caldissima gara contro il Napoli persa per 1-0. Da quel momento però, Cataldi non lascerà più il campo. Sempre titolare e inamovibile nello scacchiere di Pioli, dotato di quella personalità in mezzo al campo di un campione già affermato, e la corsa e l’entusiasmo di un ragazzo della sua età. Questa è la favola di Danilo Cataldi, il “pischello” di Roma e di fede laziale nato già predestinato, con un sogno in testa uguale a quello di tanti bambini che giocano a pallone, e che mai come oggi sembra poter diventare realtà: essere il capitano della squadra del suo cuore.

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