È una start up tutta al femminile quella del Dipartimento di Ingegneria informatica modellistica elettronica e sistemistica dell’università della Calabria (DiMes) e che ha ideato il primo olio d’oliva spalmabile conservato in praticissime bustine. Costituito da dieci donne tutte ingegneri chimici, tutte under 30 e tutte rigorosamente precarie, il laboratorio calabrese diretto da Bruno de Cindio è stato riconosciuto grazie all’invenzione del primo olio in gel, un prodotto ad elevato impatto salutistico, facile da utilizzare e realizzato con materie prime di alta qualità.
Il “laboratorio delle ragazze“: così definito dal dipartimento di ingegneria alimentare dell’Università della Calabria, formato da borsiste, dottorande, ricercatrici, tutte con stipendi che si aggirano intorno ai 1000 euro, contratti a termine e con tanta voglia di lavorare nella propria terra.
In un’Italia in crisi come quella di oggi, dove cervelli in fuga e disoccupazione femminile sono sempre più in aumento, una notizia così non può che regalarci un barlume di speranza. Così nasce il primo olio in gel con delle caratteristiche tutte innovative.
A cominciare dal suo aspetto, il gel-oil non mantiene più la fluidità originaria della materia prima. Grazie ad un processo di lavorazione inventato dalle dieci ingegneri, infatti, i sistemi lipidici dell’olio sono stati combinati in modo tale da aumentarne la consistenza fisica ed evitando che il prodotto più antico del mondo, da sempre eccellenza italiana, scivoli via ungendo altri oggetti (così come accade per quello in bottiglia).
Abbiamo eseguito manipolazioni fisiche ma non chimiche, come accade ad esempio per la margarina – spiega De Cindio – il processo si chiama organogelazione e sfrutta le proprietà termodinamiche e reologiche per produrre un network fisico in cui si ingabbia l’olio d’oliva, forzandolo a cristallizzare. Le qualità del prodotto restano inalterate, visto che non interviene alcuna reazione chimica, come l’idrogenazione o la transesterificazione.
Con l’aiuto di una designer grafica, inoltre, le dieci ragazze hanno pensato di conservare il gel in delle pratiche bustine monodose (come quelle che troviamo nei fast food per il ketchup e la maionese), aromatizzate anche al peperoncino, limone e rosmarino. Un’alternativa che piace molto all’industria alimentare.
Il risultato è una salsa vellutata che non schizza e non cola, con un alto contenuto di servizio– spiega Valentina Mancina, giovane ingegnere chimico dell’università cosentina, rimarcando la biologicità dell’olio extravergine utilizzato: arriva dagli uliveti della piana di Sibari. Abbiamo pensato a tutti coloro che vanno di corsa e hanno poco tempo per la pausa pranzo: mamme, lavoratori, gente in viaggio. La nostra è una società in corsa ed è una società pratica. Ecco perché la tradizionale bottiglietta d’olio può diventare obsoleta a confronto delle bustine di olio in gel mondose.
L’azienda calabrese Dodaro, leader nel settore della produzione di salumi tipici (distribuiti anche all’estero), sta già progettando nuove salse di carne a base di piccantissima nduja emulsionata con Gel Oil. Ed è per questo che Gel Oil, spin off dell’Unical, richiama un più ampio progetto di ricerca sullo sviluppo dei nuovi processi tecnologici per la produzione di emulsioni a base di olio d’oliva biologico a consistenza controllata: Spread bio-oil.
Premiata come migliore idea innovativa della regione, la start up (tutta al femminile) parteciperà il 4 e 5 dicembre al Premio nazionale per l’innovazione che si terrà a Sassari.
[Fonte Cover Photo: www.imujer.com ]