Inferno di nome e di fatto. Hell’Kitchen tempra i concorrenti a suon d’insulti e, se l’offesa personale non basta, si lanciano piatti, di certo dritti tra i rifiuti. Gordon Ramsay oltreoceano, Carlo Cracco in casa nostra: due carnefici pronti ad addentare non solo pietanze ma anche concorrenti talvolta paralizzati nei loro grembiuli e intontiti davanti ai piatti al vaglio dell’impietoso giudice di turno.
Velato sadismo tra gli oltre 340.000 telespettatori sintonizzati su Sky Uno o su Sky On Demand il giovedì sera per il doppio appuntamento di Hell’s Kitchen: non si spiega diversamente la ratio dietro l’attaccamento allo schermo per uno show che il rispetto lo lascia dietro le quinte. Share comunque dimezzato rispetto all’esordio, complice forse l’indignazione per l’eccesso di invettive contro i concorrenti o la noia per uno pseudo talent-show che di accattivante ha poco e di talento ancora meno.

Come dimenticare il mal riposto entusiasmo che i tredici concorrenti rimasti in gara hanno dimostrato nei confronti di un banale e tradimentoso patè liofilizzato nella puntata del 24 Aprile dell’edizione italiana in onda su Sky Uno. Un tranello ben confezionato dalla produzione che ha messo alla prova l’inesperienza delle papille degli aspiranti chef, forse più attenti alla forma che alla sostanza, forse solo emozionati di fronte le telecamere, forse messi lì più per sottoporsi al sadismo del giudice Cracco che non per fare cucina.

Tra un riso mantecato male e ingredienti scelti con pressapochismo, i concorrenti del talent le “strigliate” di Cracco in fondo talvolta se le meritano pure. Ogni offesa rivolta dallo Chef ai concorrenti genera un tripudio tra gli autori del format più di un goal della propria squadra del cuore: gli ascolti si alzano e sui social il buzz aumenta.
Ma è sempre positivo? Guardando alcuni tra i commenti raccolti su Twitter, no. Rudy Bandiera, noto influencer e social media analyst su Hell’s Kitchen ha commentato così sul suo profilo Facebook:

“Hell’s Kitchen è un format catartico per i frustrati che sfogano la loro rabbia su quei poveracci” (Rudy Bandiera)

Abituati alle diaboliche performance di Gordon Ramsay – famosi i suoi 42 minuti di insulti senza “prendere fiato” – l’indisponenza e l’arroganza di Carlo Cracco appaiono dolci carezze al confronto con il Re delle cucine – da incubo – americane.
Il format è identico alla versione originale made in USA, la varietà dei piatti nel menù del cooking show rende più dinamico il programma, e il cast ha convinto sin dalla prima puntata perché per eterogeneità ha attivato dinamiche di gruppo e competizioni in grado di tenere alto il ritmo del talent. Quello che meno convince è Carlo Cracco, incerto nel suo tentativo di imitare l’originario testimonial del format culinario, e a tratti esitante nella voce tra un insulto e un ordine dato.

hell's kitcehn ramsey

L’eredità di Chef Ramsay a Cracco, il sadico tra i fornelli

Ramsay ha fatto scuola e Cracco ha raccolto l’eredità in modo – quasi – impeccabile. Cibo che vola tra i rifiuti, padelle che saltano, epiteti infuocati che volano di bocca in bocca fino a schiantarsi contro il debole di turno tra i sedici malcapitati cuochi. Difficile selezionare le “migliori” scene regalate da Gordon Ramsey. La rete ha fatto una cernita e questo è quello che YouTube restituisce tra i “best moment” regalati dallo Chef americano.

http://youtu.be/jkgpaP8A7fk

Che banda di sega###i di me##a!“: con questa esclamazione di “giubilo” Carlo Cracco si è conquistato il primo posto nella classifica de “I nuovi mostri” a Striscia la Notizia nella puntata del 29 Aprile. Nessuno stupore per una delle meno colorite espressioni che lo Chef pluristellato regala agli inermi concorrenti che più che apprendisti chef appaiono soldati sottoposti a nonnismo cameralesco.
Il format più vicino a quella che è la nostra realtà“: con queste dichiarazioni rilasciate a Televisionet.tv Cracco giustifica la crudeltà dello show di Sky1 che conduce e lo elegge come rappresentativo del mondo delle cucine, a quanto pare un teatro sommerso di offese. “Serve una scuola“, ha aggiunto lo Chef. La scuola non è pensata sul modello di un altolocato college svizzero, però. Tra uno scalogno e un filetto di manzo, la “scuola” di Hell’s Kitchen non sforna talenti, bensì frustrati. Con gli schiaffi verbali e le umiliazioni non si cresce di certo. Ma chi crede che tutto sia finalizzato a “formare” talenti? Lo scopo è far impennare lo share e in questo Chef Cracco è davvero Maestro.

carlo cracco hell's kitchen

L’arroganza e la prevaricazione sono gli insegnamenti che passano a chi siede di fronte allo schermo ipnotizzato dai colori vividi delle cucine di Sky Uno. Dopo la TV spazzatura dei reality show senza filtro, dopo il trash che inonda il quotidiano delle reti private non lasciando respiro a chi tentasse di salvarsi dall’ondata televisiva malsana, Hell’s Kitchen si colloca come anello della catena che conduce lo spettatore TV verso una realtà sterile di valori, dove il rispetto e la cultura rimangono nelle retrovie e l’amoralità prende il sopravvento.

Si tratta di finzione? Fuori dallo schermo la finzione può essere replicata nella realtà e i modi “appresi” in TV possono venire assorbiti dallo spettatore più vulnerabile che li adotta come prassi nel suo quotidiano stile di relazione. I concorrenti sono consapevoli nel partecipare, quindi tacitamente concordi nel sottoporsi al massacro, ma a che prezzo? Infine, se gli ascolti premiano il programma significa che la strada è quella giusta? sbagliato. Gli ascolti – in calo infatti – non sono indicativi di ciò che allo spettatore piace, ma di ciò a cui lo spettatore ormai si è assuefatto. Sradicare il marcio dalla TV aiuterà ad elevarne il livello e la decenza.

[Credits photo: Sky.tv]