Al di fuori dei confini sicuri della propria comfort zone bisogna uscire, e uscire spesso significa anche avere il coraggio di ammettere a se stessi di avere delle paure. Razionali o irrazionali che siano, le paure sono emozioni talvolta inevitabili cui siamo sottoposti come singoli e come società.
E cambiano, si rinnovano nel corso della nostra vita, pronte a metterci alla prova. Come gestirle? E come condizionano la nostra vita?
Ne abbiamo parlato con la psichiatra e psicoterapeuta familiare, la Dott.ssa Emma D’Aietti.
Dott.ssa, partiamo dal concetto di paura: cos’è esattamente?
La paura è forse il più arcaico dei meccanismi di difesa che la specie umana e il mondo animale abbiano messo in atto, nel corso della propria evoluzione, per la difesa di se stessi e, in senso lato, per la difesa della specie di appartenenza.
Le paure fanno parte della nostra vita: secondo diversi studi molti di noi (circa il 15% delle persone per alcuni sondaggi) almeno una volta nella vita soffrono di una fobia. Fino a che punto le paure sono “sane” e quando diventano patologie?
In quanto meccanismo di difesa, la paura fa parte della vita di tutti noi e non è pensabile che ci sia stato, ci sia o ci sarà mai nel mondo un essere umano che non abbia vissuto, almeno una volta nella sua vita, di fronte a un pericolo reale o immaginario, una delle sue forme, dalle meno invasive (il timore, l’apprensione, l’insicurezza, l’inquietudine, lo spavento) a quelle più invasive (l’ansia, l’angoscia, la fobia, il terrore, il panico).

Stando alle statistiche del motore di ricerca Yahoo la lista delle paure ricercate dagli utenti sta notevolmente cambiando.
Dalla classifica paura del buio, alla paura del diverso. Come si spiega l’evoluzione delle paure?
Le paure sono assiomaticamente sane ed utili fino a quando non virano verso veri e propri disturbi psichiatrici tra i quali le fobie sclerotizzatesi nel tempo, l’ansia persistente, l’angoscia disabilitante, il terrore che come via di fuga trova solo il rifugiarsi in se stessi.
In quanto meccanismo di difesa, la paura, o meglio ancora, le reazioni psichiche per far fronte alla nuove “fonti” di paura cambiano di pari passo con i cambiamenti della realtà che ci circonda. Oggi, per esempio, parlare della classica “paura del buio” è solo un eufemismo; mentre parlare di “paura del diverso” nel senso più ampio del suo significato, è riscontrabile nella realtà di oggi sempre più frequentemente.
A partire dai gravi fatti di Parigi, ma andando anche più indietro nel tempo quanto le grandi stragi dell’epoca contemporanea incidono o generano nuove paure collettive?
L’emozione primigenia della paura è solamente soggettiva perché appartenente a quel soggetto particolare, alla sua esperienza personale e al suo “esserci” spaziotemporale.
Singolarmente, soggetti psicologicamente deboli possono mettersi, per così dire, in difesa per paura di ritrovarsi in situazioni di pericolo di tale fatta, ma, sull’altro fronte, quello collettivo, fortunatamente, non è il sentimento della paura a manifestarsi, ad avere la meglio, ma quello dell’attacco contro l’extrasistemico, contro il nemico di turno, per il suo annientamento a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. Una sorta di “Struggle for live”, metaforicamente parlando, di darwiniana memoria.
Come ci si può difendere dalle nostre paure? Ci si deve difendere?
Non c’è una ricetta per tutti! Ciascuno usi le proprie inimmaginabili forze psichiche e si fidi più di ciò che è piuttosto che di ciò che dovrebbe essere. Usi più la ragione che l’istinto. Si mantenga ai fatti e non dia seguito alla facile, gratuita e pericolosa doxa. La verità sta solo nei fatti e solo su questi dobbiamo fondare i nostri giudizi e le nostre scelte. Non è facile, ma neppure difficile!
Ci vuole solo un po’ di buon senso.
[Credit Photo Cover: basement_series_sadness]