Si tende a credere che durante i momenti più difficili per l’uomo, come la guerra, venga allo scoperto il peggio dell’essere umano; si diventa egoisti, si segue l’istinto di sopravvivenza anche se significa arrecare altro disagio a quelli che sono nella stessa situazione. Di fronte al dolore, alla sofferenza e alla disumanità che caratterizzano questi periodi, brillano invece spiragli di speranza che dimostrano come l’uomo non si trasformi necessariamente in “bestia” nelle situazioni al limite; è capace invece di mostrare la propria indole all’umanità, alla bellezza e alla generosità che distinguono il genere umano dagli animali.

Si tratta di una teoria dimostrata in ogni conflitto, durante ogni prigionia, durante ogni momento buio per l’umanità, perfino durante le due guerre mondiali. Giuseppe Ungaretti scrisse probabilmente le sue poesie migliori durante la sua permanenza al fronte sul Carso nella Grande Guerra, poi pubblicate nella raccolta “Il porto sepolto”. Lo stesso vale per lo scrittore Primo Levi che, a seguito della sua prigionia nel campo di concentramento di Auschwitz, scrisse “Se questo è un uomo”, tra i più crudi e toccanti racconti sull’argomento.

Oggi, in un’epoca di cosiddetta pace, sono molti i conflitti in atto che si riversano sulla popolazione civile: dall’Ucraina alla Siria fino alla guerra che persiste da più di mezzo secolo tra Israele e Palestina. In questi luoghi in cui la vita è dura e precaria però brillano ancora quelle scintille di bellezza e speranza.

Pochi giorni fa i media di tutto il mondo hanno immortalato una bambina della Striscia di Gaza tra le macerie dovute ai bombardamenti; non piangeva né si disperava. Stava semplicemente raccogliendo dei libri, li stava “salvando” dalla distruzione. E’ stata soprannominata “la ladra di libri” proprio come nel romanzo di Zusak Markus “La bambina che salvava i libri” da cui è stato tratto recentemente anche un film.

Ayham al-Ahmed invece ha 26 anni, è siriano e vive nel campo profughi di Yarmouk. La sua vita, come quella di tutto il Paese, è stata sconvolta dagli scontri tra le forze filogovernative del presidente Bashar al-Assad e le altre fazioni che si combattono in Siria per il potere, in una sanguinosa guerra civile che continua da tre anni ormai. La passione di Ayham per la musica però lo rende una speranza e un simbolo di coraggio per tutti. Ogni mattina presto, prima che gli estremisti che lo hanno più volte minacciato di smettere perché la musica è un prodotto del diavolo si sveglino, prende il suo pianoforte e si mette a suonare tra le macerie della sua città.
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