Il lavoro dei sogni è la chimera del job seeker moderno. Esiste davvero? Come si fa a riconoscerlo? È meglio seguire i propri sogni o l’imperativo è guadagnare? Il Randstad Award, il premio assegnato da Randstad alle imprese più attrattive per i potenziali lavoratori, ha provato a dare qualche risposta.

Ognuno di noi, sin da piccolo, ha ben chiaro quale sarà il proprio lavoro dei sogni. C’è chi sogna di diventare pompiere, chi si immagina alla guida delle Frecce Tricolori, chi effettua i primi interventi a cuore aperto sulle bambole della sorella e chi disegna, taglia e cuce come neanche nella migliore maison di moda di Parigi. Crescendo però lasciamo questi sogni un po’ per strada, colpa del cinismo della nostra società, del fatto che non ci crediamo abbastanza o che per un periodo della nostra vita semplicemente ci dimentichiamo quali siano, rincorrendo qualcosa che ci somiglia vagamente. Certo, trovare il lavoro dei sogni non è cosa semplice, ci vuole determinazione, perseveranza, sacrificio e, inutile negarlo, tanta fortuna.

Randstad ha stilato una classifica con le imprese più attrattive. Grazie allo studio condotto dall’Istituto belga ICMA su un campione di circa 200.000 persone provenienti da 25 paesi, di cui 7000 italiane, comprese nella fascia d’età 18-65 anni e suddivise in occupati, studenti e non occupati, è stato possibile individuare i fattori che guidano le persone nella scelta (se mai ve ne fosse l’opportunità) del proprio lavoro. Un’indagine che ha permesso di scoprire quali sono le priorità per i lavoratori italiani e quali i settori più ambiti, oltre che di incoronare l’azienda con il maggior livello di attrattività, quella cioè che ha il maggior appeal verso potenziali lavoratori e all’interno della quale sarebbe più gratificante lavorare.

Credits: Adriano_2/Flickr
Credits: Adriano_2/Flickr

Nell’elenco di ciò che gli italiani cercano in un datore di lavoro il binomio retribuzione e benefit mantiene ancora una posizione privilegiata, con il 55% delle preferenze. Seguono sicurezza sul posto di lavoro (53%) e atmosfera piacevole (49%). Un dato interessante è rappresentato invece dal 67% degli intervistati che si è detto disponibile a un orario di lavoro più flessibile. Scomponendo il dato si nota che il 44% dei lavoratori vorrebbe un orario giornaliero più flessibile, il 16% preferirebbe aumentare il carico di lavoro al giorno per godere di una settimana più corta e il 7% vorrebbe avere giornate lavorative flessibili.
È interessante notare come il tema della flessibilità stia maggiormente a cuore alle donne, a chi svolge un lavoro di tipo impiegatizio, a lavoratori maturi e con titolo di studio più elevato.
Anche per quanto riguarda lo smartworking, ossia la possibilità di poter gestire il proprio lavoro anche al di fuori del proprio ufficio, i dati parlano chiaro: il 68% degli intervistati vorrebbe lavorare da casa anche solo occasionalmente. In particolare, il 39% preferisce il telelavoro occasionale, il 19% è a favore di un numero fisso di giorni e il 10% vorrebbe lavorare in questo modo ogni giorno. In questo caso però la discriminante di questi dati non è il sesso degli intervistati, ma la loro età, con una preponderanza di lavoratori anziani più interessati a questa opzione rispetto ai giovani.

L’eterno duello maschi contro femmine ritorna, però, quando si tratta di dire cosa conta di più in un posto di lavoro. In questo caso le differenze di genere contano eccome: gli uomini pensano più ai soldi e alla solidità finanziaria dell’azienda, alle prospettive di carriera e alla formazione, le donne, invece, sono più attratte dalla sicurezza del posto, dall’atmosfera piacevole e dall’equilibrio vita professionale/privata.
Una nota dolente riguarda l’orario di lavoro. Gli italiani, popolo di poeti, santi, navigatori e stakanovisti. In Europa, infatti, siamo tra quelli che lavorano di più, ma la maggior parte dei nostri connazionali sembra non saperlo. Tant’è che il 45% sarebbe disposto a rimanere più tempo in ufficio, oltre le quaranta ore e più settimanali, pur di avere una retribuzione più elevata. Un’altra buona fetta (il 46%) si è dichiarato soddisfatto dell’orario, mentre solo il 7% degli intervistati italiani sarebbe pronto a guadagnare meno, pur di lavorare un minor numero di ore.
Dopo i pilastri dello stipendio, della sicurezza e dell’orario, a pesare nella scelta di un impiego c’è l’atmosfera dell’ambiente di lavoro. Il 49% dei lavoratori intervistati in Italia ritiene che un’atmosfera piacevole sia un fattore più che importante. In qualche modo collegato a questo fattore, anche quello dell’equilibrio tra vita professionale/privata indicata dal 43%.

Tra i settori, quasi sei italiani su dieci (il 58,8%) hanno indicato l’ambito del fashion & luxury, seguito a stretto giro dal mondo dei media (58,4%) e dal settore dell’elettronica (56,9%). Tra i diversi fattori, moda e lusso convince specialmente perché ritenuto il migliore per condizione economica delle aziende, gruppo manageriale, atmosfera di lavoro, stipendio, equilibrio vita professionale/privata.
Per gli altri fattori, per la formazione di qualità e le opportunità di carriera primeggia la consulenza, nella sicurezza del posto si pensa al farmaceutico, per contenuto di lavoro i media, per responsabilità sociale i beni di largo consumo. Se le donne sono decisamente più attratte da fashion & luxury, gli uomini preferiscono l’elettronica. I lavoratori con livello di istruzione oltre il master sono orientati verso i media.

Credits: Ollyy
Credits: Ollyy

Dai risultati dell’indagine, Ferrero è risultata l’azienda italiana con più appeal verso i potenziali dipendenti, raccogliendo un lauto 76,5% delle preferenze (tra tutti coloro che conoscono il brand). La multinazionale specializzata in prodotti dolciari e leader in Europa e nel Mondo è, in particolare, la preferita in quattro dei dieci fattori oggetto di indagine, risultando al primo posto per sicurezza del posto di lavoro, atmosfera di lavoro piacevole, buon equilibrio tra vita professionale e privata, responsabilità sociale d’impresa.
Il secondo gradino del podio se lo aggiudica la multinazionale di Cupertino con il 75,4% di preferenze dei lavoratori italiani. La Apple è la più attrattiva, in particolare, per buone condizioni economiche della società, formazione di qualità, opportunità di carriera, forte gruppo manageriale, contenuto di lavoro interessate, stipendio competitivo e benefit. In terza piazza troviamo la Maserati. La casa automobilistica di Modena è la terza azienda più ambita dai potenziali dipendenti italiani, scelta dal 72,3% di lavoratori: sebbene primeggi in nessuno dei fattori, riesce a strappare buoni risultati generali in tutti gli elementi di employer branding.

Smartworking, flessibilità e atmosfera lavorativa piacevole sono, dunque, quei beni immateriali che vediamo sempre più come un’opportunità praticabile e ambita. Fattori che contribuiscono non poco alla percezione di un datore di lavoro come più attrattivo di un altro. D’altro canto, invece, la sicurezza del posto è uno di quei fattori di cui ci stiamo abituando a farne a meno viste le condizioni contrattuali che tutelano sempre meno il lavoratore. Per i più giovani è di fondamentale importanza riuscire a conciliare lavoro e vita privata e si preoccupano se dopo un tot di tempo non sentono di aver fatto progressi professionali. La loro elasticità e flessibilità resta la carta vincente: la maggioranza sa che tra dieci anni non farà non solo lo stesso lavoro, ma che probabilmente non sarà occupato più nemmeno nello stesso settore. E non pare preoccuparsene. Questi sono i dati di cui le strategie di employer branding del futuro dovranno senza dubbio tenere conto. Sognare è un lusso ma ancora è lecito.