Mafia. Lotta alla criminalità. Ma soprattutto donne, il loro coraggio, il loro mettersi in gioco sempre e comunque. Di tutto questo parla la fiction, in onda su Rai Uno, “Questo è il mio paese”. Sei puntate, scritte da Sandro Petraglia ed Elena Bucaccio, con la regia di Michele Soavi, incentrate sulle vicende di Anna Pozzo (interpretata da Violante Placido), una donna sindaco di un paesino del Sud, un personaggio ispirato al sindaco di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta, diventata poi per un certo periodo Ministro per gli affari regionali e le autonomie nel Governo Renzi. La storia di Anna nella fiction è quella di una donna comune che diventa suo malgrado un’eroina civile lottando contro la mafia per difendere l’integrità delle istituzioni e della popolazione che rappresenta. Ma di donne come Anna, che vivono la politica come una nobile missione e che quotidianamente combattono con passione e coraggio i mali diffusi nella nostra società, ce ne sono tante anche nella realtà e «lavorano senza che su di loro siano ancora stati accesi i riflettori», dice Loredana Cannata durante la nostra intervista. Loredana in questa fiction è Gina, capitano dei Ros, i gruppi speciali che combattono la criminalità organizzata. Un’altra donna di spessore, come tante altre che ha interpretato nella sua carriera.
Siciliana, classe 1975, Loredana Cannata, decide di diventare attrice da piccolissima, quando si ritrova tra le una foto di Marilyn Monroe e ne rimane folgorata. Al debutto, sul grande schermo nel 1999 con il controverso film di Aurelio Grimaldi, “La Donna Lupo”, seguiranno molti lavori per il piccolo schermo: la fortunata serie “Un caso di coscienza”, protagonista per cinque stagioni accanto a Sebastiano Somma, e “Provaci ancora prof”. Sul palcoscenico, recentemente, ha incarnato proprio il suo mito Marilyn in uno spettacolo diretto, interpretato e scritto dalla stessa Loredana, usando tutto ciò che la diva disse e scrisse di se stessa, parole che ne rivelano la sua anima più fragile e sensibile. Televisione, teatro ma anche cinema, quello che conta. Paolo Sorrentino l’ha scelta per un ruolo non secondario in “Youth – La Giovinezza”. L’unica italiana tra le tante star internazionali che hanno affollato il film del regista Premio Oscar. Loredana però non è soltanto una brava e versatile attrice. La sua vita si divide tra i set e le prove a teatro, e il suo impegno appassionato per il sociale, gli animali soprattutto. Un po’ Marilyn, un po’ Che Guevara, insomma, come ci racconta lei stessa in questa intervista concessa a Il Giornale Digitale.

Sei tra i protagonisti della fiction Rai, “Questo è il mio paese”. Cosa ti ha colpito del personaggio di Gina e quanto c’è di te in lei?
Gina è un Capitano dei Ros dell’Antimafia. È un personaggio mosso da un grande coraggio. E sicuramente questa la cosa che mi ha colpito di più e che mi è piaciuta immediatamente di lei, soprattutto se penso a chi lo fa davvero questo lavoro. Combattere la mafia concretamente è sempre molto pericoloso. Gina è animata da ideali di giustizia per i quali mette a rischio la propria vita, ed in questo mi ci ritrovo molto. Un altro aspetto è senza dubbio la sua femminilità non scontata, quasi effeminata se vogliamo, che mi ricorda un po’ il mio modo di essere donna.
Puoi anticiparci, in grandi linee, l’evoluzione del personaggio nella serie?
Beh, diciamo che si farà sempre più serrata la lotta contro il crimine organizzato. Questo lavoro è molto bello proprio perché ci da una fotografia molto reale, mostrando come il crimine riesca ad insinuarsi nelle amministrazioni comunali, che sono il primo livello di politica, e arriva così nelle nostre vite quotidiane. Per quanto riguarda Gina, lei ha dedicato tutta la sua esistenza al suo lavoro, tralasciando anche la vita privata e proprio su questo piano ci saranno delle evoluzioni.
Questa fiction parla di donne coraggiose, eroine comuni, che combattono la criminalità. Secondo te, quali sono, oggi, i modelli femminili da cui tutti dovremmo prendere esempio?
Un esempio sono senza dubbio quelle donne sindaco in regioni ad alta densità malavitosa. Questa fiction parla molto del loro coraggio, ma anche dell’amicizia tra donne, cosa che mancava, perché viviamo ancora in un mondo maschilista. E, poi, tutte quelle donne che, sia nelle amministrazioni comunali che nei Ros, ogni giorno combattono in prima linea, concretamente e silenziosamente, portando avanti il loro lavoro e scegliendo di farlo anche a rischio della loro stessa incolumità e di quella dei loro familiari, perché questo è il più grande ricatto: si può decidere consapevolmente di rischiare la propria vita, ma spesso si finisce per mettere in pericolo anche l’esistenza dei propri cari, e questa è la scelta più difficile. Non ricordo il nome, ma mi viene la donna sindaco di Lampedusa, perché è quella che ha avuto più visibilità, ma tante altre lavorano senza che su di loro siano ancora stati accesi i riflettori. Cosa che invece andrebbe fatta. Un invito a me stessa e a voi è: “Tiriamo fuori questi nomi, stiamo accanto a queste persone.”

Da un personaggio all’altro, presto ti vedremo anche su Canale 5 in “Romanzo Siciliano”, in un ruolo agli antipodi di Gina.
Assolutamente sì. Intanto perché ha scelto di stare dalla parte del male: è la donna di un boss, ma lei stessa ha una parte attiva. È una donna che ha dedicato all’amore, alla passione, quasi tutta la sua vita. Quindi sì effettivamente è quasi l’opposto di Gina.
Un’altra donna ancora: Marilyn Monroe, che hai portato recentemente a teatro un monologo scritto e diretto da te. Perché proprio lei?
Perché fu trovando una sua foto, quando avevo sette anni, che decisi di fare l’attrice. Questo sogno l’ho portato avanti da sola, ma insieme a Marilyn in un certo senso. Perché nelle sue foto, nelle sue parole, ho sempre trovato una risposta, un conforto. Per me è stata una compagnia e un’ispirazione. A lei, quindi, debbo veramente tutto. Perché poi la recitazione mi ha aiutata al di là del mio lavoro, anche a livello personale. Da sempre dico che ho due stelle che mi ispirano: Marilyn e Che Guevara, che rappresenta la mia parte da attivista. Forse non a caso, perché sono due icone che ultimamente ho visto sono state accostate, come se fossero due facce di una stessa medaglia.
Sono quasi due anime che in te convivono. Da un lato attrice, dall’altro donna impegnata a difesa dell’ambiente, degli animali e dei diritti dei più deboli. Come coesistono questi due lati, apparentemente scollegati, nella tua vita?
In realtà, invece, hanno un legame così stretto e nella mia vita vanno quasi a braccetto. Io non credo al caso ma vedo nella mia vita un percorso molto chiaro, quello di essere diventata attrice intanto per ricostruire me stessa, per poter comprendere l’essere umano e il potere dei mezzi di comunicazione, ma anche per usare il mio lavoro, e la visibilità che mi regala, come un megafono per parlare di cose che per me sono importanti. Per questo sono due cose che vanno di pari passo, perché metto mio lavoro a servizio della mia passione.

Tornando al tuo lavoro, hai interpretato tante donne così diverse tra loro, ma c’è un ruolo che ancora ti manca?
Una commedia, ho fatto dei ruoli comici ma sempre facendo la parte della cattiva, vorrei tanto fare una commedia in cui sono buona.
Nella descrizione sulla tua pagina Facebook si legge «Voglio vivere all’altezza di ciò che so». A che punto pensi di essere arrivata di questo tuo percorso di conoscenza?
Sin da piccola ricordo di essermi sempre chiesta che cosa sia la vita. Volevo capire cosa siamo noi, cosa sono gli altri e, quindi, ho intrapreso una ricerca continua, quotidiana, in tutti gli ambiti dell’esistenza: dall’astronomia alla storia, dai miti alle leggende, fino alle religioni e alla fisica, trovando le risposte che cercavo soprattutto in quei punti in cui la scienza incontra e indaga il metafisico. Penso di aver capito che siamo delle energie, delle coscienze che si sperimentano in diverse dimensioni, in diversi mondi. Ci sono tantissimi scienziati che studiano i bambini che hanno ricordi di vite precedenti. Anche a me è capitato di conoscerne una tempo fa. E già allora intuivo che la sua non poteva essere solo la fantasia di un bambino. Perciò questa non è l’unica vita che abbiamo ed è importante avere una prospettiva più ampia per dare una giusta dimensione all’esistenza che stiamo vivendo ora. In questa prospettiva capisci che anche gli animali sono anime che come noi stanno sperimentando un altro tipo di esistenza. Da quando sono vegana ho concentrato tutte le mie forze sugli animali, perché sono coloro che più se lo meritano e che più hanno bisogno, ma in questi giorni ho capito che di voler intraprendere anche un’altra direzione nel mio percorso di consapevolezza. Sono sciamana da molto tempo e lo sciamanesimo vede vita e dignità in tutto senza classificare senza dividere. Invece viviamo un momento in cui le religioni non portano altro che divisioni e violenza. Dico che bisognerebbe fare una spremuta di religioni, perché se andiamo all’essenza, oltre le interpretazioni che ne sono state fatte, tutte parlano di amore e fratellanza.
Oltre questo tuo progetto di vita, quali sono invece quelli futuri di lavoro?
Mi sto dedicando alla scrittura e alla regia. C’è in prospettiva un cortometraggio che è stato già finanziato e che farò sia da regista che da attrice; poi sto scrivendo una sceneggiatura, una commedia appunto. Visto che non me lo danno me lo scrivo da sola il ruolo, come ho fatto con Marilyn e mi sono regalata uno dei ruoli più belli che abbia mai fatto. Voglio passare alla regia perché il lavoro di attrice ha dei limiti, in un certo senso, perché intanto devi essere scelta da qualcuno per interpretare un ruolo e, poi, perché sei un mezzo a servizio di parole scritte da altri. Invece io ho voglia di raccontare delle cose, di esprimermi attraverso una posizione inedita per avere più libertà, più controllo, per avere la parola.