“Il 12 ottobre del 2007 mia madre e mio padre vengono portati in carcere accusati di coltivazione di cannabis. Era un venerdì. La domenica mattina mio padre era morto”.
Questa non è una storia inventata. Questa è la storia di Rudra Bianzino e della sua famiglia. Questa è, senza troppi giri di parole, la storia di molte altre famiglie di cui noi non conosciamo nemmeno l’esistenza. Quelle famiglie a cui “Il Muro del Canto” decide di dare voce. Una voce distrutta dal dolore, ma di persone che non hanno mai smesso di lottare. Ce lo racconta Ludovico Lamarra in un’intervista per Il Giornale Digitale.

Ludovico Lamarra, hai 37 anni e sei di Roma.
Sei il bassista de “Il Muro del Canto” un progetto di musica popolare che vi ha condotti a rispolverare diverse tematiche sociali. Ce ne parli?

Il Muro Del Canto nasce dall’incontro di sei musicisti con percorsi musicali anche molto differenti tra loro, ma che in virtù dei palchi spesso condivisi si conoscevano e si stimavano. Nel momento in cui Daniele Coccia, il cantante del gruppo, presentò “Luce mia” ad Alessandro Pieravanti, che nel gruppo invece si occupa di suonare le percussioni e di fare da voce narrante, i due capirono che intorno a quella canzone era necessario costruire un vero e proprio progetto artistico, perché lo meritava. E così Il Muro Del Canto si è poi arricchito degli altri elementi della band: Eric Caldironi alla chitarra acustica, Giancarlo Barbati alla chitarra elettrica e ai cori, Alessandro Marinelli alla fisarmonica e io, che suono il basso elettrico. Abbiamo aderito tutti con piacere e da subito è nata un’alchimia che è stata la fortuna del gruppo e che ci ha portati all’incisione del primo disco, “L’Ammazzasette”, in tempi molto stretti.

La nostra idea è quella di partire con un recupero non tanto delle sonorità, quanto delle tematiche legate alla musica popolare romana. Come le storie d’amore e di coltello, la gelosia, lo scherno al potere, il disincanto e l’anticlericalismo, però cercando d’adattare queste tematiche e questa tradizione alle sonorità contemporanee. Per cui alla fisarmonica e all’acustica tipicamente folk associamo la chitarra e il basso elettrici, per esempio. Strumenti prettamente tradizionali arricchiti da quelli, invece, propri di un gruppo rock.

Credit Photo: Il Muro del Canto
Credit Photo: Il Muro del Canto
Mi viene in mente una citazione. Qualcuno ha detto che la musica scaccia l’odio da coloro che sono senza amore. Dà pace a coloro che sono in fermento, consola coloro che piangono (Pablo Casals). La musica Ludovico può essere un modo per fare informazione?

Sì, certo.
Ti premetto che noi abbiamo un approccio molto personale e che nello scrivere canzoni partiamo proprio dalle nostre esperienze o delle storie molto vicine a noi.
Roma, per esempio, ne è piena e tante meritano d’essere raccontate. In questo i romani e la romanità non deludono mai. Noi ci rifacciamo molto a tutte le vicende che ci sono state tramandate, le storie nella storia millenaria di Roma. Come avvenuto per lo spettacolo portato al Teatro Vascello, “Roma Maledetta”, nato proprio da questo immaginario composto da innumerevoli vicende. Nel monologo introduttivo, Alessandro cita, tra le altre, il delitto Pasolini, così come il ritrovamento di Aldo Moro, fino alla storia banalmente più cruenta del Canaro della Magliana.

Ovviamente, cercando in continuazione questo contatto con la nostra città, capita spesso di imbatterci in tematiche di stretta attualità. Come la vicenda del Lago sulla Prenestina, l’unico lago naturale di Roma, per di più nato da un abuso edilizio. Attorno a essa abbiamo scritto “Il Lago Che Combatte” assieme agli Assalti Frontali, sull’onda dell’urgenza di sottrarre un’area incredibile, soprattutto per gli standard ai quali siamo abituati noi a Roma, alla speculazione edilizia del palazzinaro di turno, il quale invece ci voleva costruire un centro commerciale. Stoicamente il lago aveva resistito, ricoprendo una superficie di 10 mila metri quadrati, abitata da una fauna e una flora impensabili in altri luoghi di Roma. Poiché il 14 agosto 2014 sarebbe scaduto il termine entro il quale il comune di Roma si sarebbe dovuto pronunciare per destinare quest’area a parco pubblico, abbiamo pensato di contribuire anche noi con questa canzone, unendoci alle lotte portate avanti con caparbietà e coraggio dai vari comitati di quartiere nel corso degli anni. “Il Lago Che Combatte” ha avuto un grande riscontro, senz’altro al di là delle nostre aspettative, e noi siamo molto contenti d’aver contribuito, seppur in piccola parte, a restituire a Roma un’area verde come quella.

In ordine cronologico, poi, l’ultima iniziativa che ci sta dando molte emozioni è questo progetto legato alla canzone “Figli Come Noi”, per supportare le famiglie vittime di abusi da parte delle forze dell’ordine.

Facciamo un passo indietro.
“Spesso i mezzi d’informazione latitano su questi temi che in realtà sono quelli centrali”. Lo hai affermato a Perugia, durante la presentazione di “Figli come noi”, il video che testimonia – coinvolgendo anche alcuni dei diretti interessati – quante morti inspiegabili esistano, giustificate in un banale “è stato solo un incidente”. Ci spieghi da dove nasce il bisogno di dare voce a storie come quella di Aldo Bianzino, Gabriele Sandri e tanti altre di cui, con molta probabilità, non ne conosciamo nemmeno l’esistenza?

Nella tua domanda c’è già la risposta.
In quel passaggio che hai citato, io volevo sottolineare proprio quest’aspetto, cioè che ci sono moltissime storie tragiche che rimangono sconosciute, purtroppo. Ovviamente il compito di farle conoscere non dovrebbe essere di un gruppo musicale, di un fumettista o di un cuoco, come peraltro ha sottolineato lo stesso Chef Rubio nel corso della presentazione in occasione del Festival Internazionale del Giornalismo, perché questo palesa un problema dell’informazione, che o distorce o proprio decide di non trattare alcuni casi. E poi c’è pure il problema della possibilità di arrivare in modo certo e rapido a ottenere giustizia e verità. E si tratta sempre di persone uccise, non dimentichiamolo.
L’esigenza era questa: raccontare in un modo diverso le vicende di queste famiglie. Uno dei motivi che concorre a non far conoscere alla maggioranza delle persone queste storie, certamente forti e con le quali è difficile confrontarsi, è anche il modo attraverso il quale sono raccontate: o molto politico, per cui ci si schiera con le forze dell’ordine o con le vittime a seconda dello schieramento politico d’appartenenza, oppure in modo corporativo, perché si fa parte di un certo ambiente lavorativo. Noi abbiamo pensato che l’unica risposta possibile, seria e nuova per affrontare il tema degli abusi da parte delle forze dell’ordine italiane fosse quello di mettere al centro i soggetti superstiti: le famiglie.

Il video di “Figli Come Noi” nasce proprio con questa finalità: riunire su un set, per la prima volta, un numero elevato di famiglie e di affiancarle ad esponenti del mondo del cinema, del giornalismo, della musica e della televisione. Non era mai avvenuto in precedenza. Abbiamo costruito con ACAD, Associazione Contro gli Abusi in Divisa, una sceneggiatura condivisa, insieme anche al regista Marcello Saurino, lo stesso de “Il Lago Che Combatte”, il quale ha fatto un lavoro straordinario e come lui il resto della troupe. È stato incredibilmente emozionante vedere come sia nata in modo spontaneo e profondamente umano una vera e propria rete di contatti e di professionalità con il fine di realizzare questo progetto, prima, durante e dopo le riprese e per il quale nessuno ha percepito compenso. A ulteriore riprova di questo c’è stata anche l’adesione sentitissima della famiglia Sandri, che non è supportata da ACAD: talmente sentita, che nel video le cuffie da DJ riprese in una sequenza sono quelle cuffie di Gabriele Sandri. I genitori ci hanno chiesto espressamente: usatele.

Tutti quelli che hanno lavorato a questa iniziativa lo hanno fatto in modo del tutto gratuito. Il ricavato verrà devoluto esattamente per cosa Ludovico?

Sì. L’iniziativa di “Figli Come Noi” è finalizzata a raccogliere fondi attraverso la vendita del pezzo, che è possibile trovare su ogni piattaforma digitale. L’intero ricavato sarà devoluto al fondo per le spese legali di ACAD, sia nella percentuale della vendita altrimenti destinata a Il Muro Del Canto, sia, ed è un altro aspetto molto bello e molto significativo, in quella destinata alla nostra etichetta Goodfellas, che in questo modo si unisce all’iniziativa e devolve per intero la sua quota di guadagno. Non escludiamo, ovviamente, altre iniziative in giro per l’Italia.

Tanti soffi possono dare vita ad un uragano.
E voi avete avuto proprio quella forza lì, quella di un uragano, per spargere la voce che bisogna soffiare via gli abusi. È nata una vera e propria campagna social(e) purché queste famiglie non si sentano sole. Spieghiamo a chi non lo ha ancora fatto, in che modo può contribuire a questa iniziativa?

Abbiamo lanciato questa campagna con l’hashtag #SoffiamoViaGliAbusi, che riprende in parte anche quello spirito nato attorno a “Figli Come Noi”. Perché ricordiamolo ancora: non solo c’è la partecipazione di tutte queste famiglie che mai, prima d’oggi, si erano riunite in un progetto comune di questo tipo, ma c’è anche stata la partecipazione di una serie di personaggi del mondo dello spettacolo e non solo che hanno dimostrato un coraggio e un impegno civile raro di questi tempi. Come Luca Bertazzoni, Boris Sollazzo e Giulia Bosetti, tre giornalisti; o Tommaso Piotta e Assalti Frontali del mondo musicale; Donpasta e Chef Rubio, due cuochi; Elio Germano, Ignazio Oliva, Michele Alhaique, Stefano Fresi e Valerio Di Benedetto, attori affermati; Zerocalcare, che per questo video ha realizzato una tavola splendida. Il passaparola nato tra persone che lavorano in ambito artistico vorremmo che si ripetesse anche tra quanti stanno sui social e li frequentano abitualmente.

In che modo? Semplicemente cercando “Figli Come Noi” su Youtube e condividendolo sui propri profili, insieme all’hashtag #SoffiamoViaGliAbusi. Inoltre, chiamiamo a raccolta tutte le persone a fare un proprio video nel quale, in un modo assolutamente libero, soffino via qualcosa. Ognuno può fare come preferisce: c’è chi ha soffiato fogli di carta, chi fasci d’erba, chi la tempera delle matite, chi disegni, chi fiori… Spazio a fantasia e creatività. Nominate altre persone e invitatele a fare altrettanto, in modo da avere la possibilità concreta di aiutare concretamente le famiglie vittime di abusi e di mettere le loro storie all’attenzione di tutti. Storie di persone che, per avere riconosciuta una verità giudiziaria che non è mai quella ufficiale fornita loro dalle autorità, portano avanti battaglie spesso in assoluta solitudine. ACAD proprio nasce per colmare questo vuoto e con “Figli Come Noi” speriamo di contribuire a ridurlo ancora di più.

Il passo successivo all’informazione è la sensibilizzazione.
Non si può restare indifferenti di fronte a tematiche come questa che riguardano quelli che potrebbero essere, per l’appunto, figli come noi. Abbiamo visto coinvolti in questa iniziativa – come dicevi anche prima – volti noti e non. Uno chef, Rubio, un fumettista, Zerocalcare, esponenti del giornalismo italiano e il ragazzo della porta accanto, proprio perché riguarda tutti. Cosa ti senti di dire a tutti coloro che ancora chiudono gli occhi praticando omertà di fronte a tutto questo?

Guardate il video.
Io mi sento di dire solo questo: guardatelo. Abbiate il coraggio di sostenere gli occhi dei familiari quando soffiano, quegli sguardi già raccontano tanto. Abbiate il coraggio di spogliarvi dei vostri ruoli, così come abbiamo fatto noi tutti mescolandoci ai familiari, al di là delle nostre attività. Riscopriamoci comunità, perché ci sono temi che hanno urgenza di essere trattati, in Italia e non solo, e quello degli abusi compiuti dalle forze dell’ordine è uno di questi. Uno dei più difficili e delicati, certo, ma adesso c’è un’occasione e dobbiamo avere il coraggio tutti quanti di confrontarci con queste storie, con quegli occhi, con quegli sguardi e di affrontare in modo maturo un tema che fino a oggi, per interessi di parte, non è mai stato affrontato in modo corretto.

La voce si sta spargendo. I video sono ancora pochi, ma iniziano a girare. Ludovico io ti ringrazio per averci raccontato di questa iniziativa.

Grazie a te e ricordatevi di soffiare.

[Fonte: Il Muro del Canto]