Omofobia, una paura inesistente. Più vicina che mai.
È l’Italia che ha “più paura” in Europa. È la sconcertante rivelazione di un sondaggio dell’Unione Europea che condanna il nostro Paese. Non esiste libertà sessuale a scuola, sul posto di lavoro, niente opportunità, servizi, possibilità. È una sconfitta perenne, un 3-0 a tavolino, senza neanche bisogno di scendere in campo. L’arbitro ha già fischiato 3 volte: il match si conclude qui. È una classifica che fa paura. La zona salvezza è lontana anni luce, neuroni. Neanche un calciomercato a regola d’arte può salvarci. Il risultato è scritto e farà parlare ancora a lungo. L’Italia e l’omofobia, una combine solida che andrà avanti ancora per molto. E la colpa è anche di una classe politica tra le più arretrate. I risultati dello studio arrivano a noi grazie a L’Espresso.
Il sondaggio è stato effettuato su un campione di 93 mila persone Lgbt – Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender- maggiorenni, in tutta Europa sembra essere la stessa storia. Ma l’Italia vince il primato di paese più discriminante dell’UE. Nessuna libertà, pochi diritti, tante violenze, accuse, paura e maltrattamenti: è questo lo specchio di uno stivale ch prende a calci la dignità.
Le difficoltà iniziano a scuola, bulletti di turno alle prese con le offese. Poi si va avanti, università, lavoro, vita di tutti i giorni. E l’incubo non sembra dar pace.
Matrimonio gay
Non è un grafico omogeneo quello del riconoscimento del matrimonio egualitario, delle unioni civili e dell’adozione per le famiglie omoparentali, in Europa. È uno spaccato quasi netto, due fuochi e al centro una sola realtà, quella della paura.
La mappa aggiornata al 2014 non lascia dubbi: da una parte i paesi di colore viola e porpora, che hanno legalizzato il matrimonio e l’adozione anche per le coppie omosessuali, dall’altra parte tutti gli altri. Un’Europa a due velocità.
Nei Paesi dell’ex blocco sovietico è un vincolo costituzionale quello che impedisce il riconoscimento del matrimonio per le coppie omoparentali, ma nonostante questo l’Ungheria ha comunque riconosciuto l’unione civile; l’Italia aspetta. Non si sa chi, non si sa cosa. Forse un’illuminazione divina, o forse qualche introito personale. Forse un’identità nuova che ancora le manca. Perché siamo abituati ad arrivare per ultimi: l’Unità, l’economia, i diritti.
Prime discriminazioni
Sono i primi approcci con l’arretratezza e la cattiveria del mondo. Da piccoli, fin dai banchi di scuola, fin dalle prime campanelle, la merenda, l’autobus. Cori ultras sempre presenti, anche quando le candeline erano ancora ad una cifra. Non esistono età per certe cose. Il diverso fa paura, il diverso è brutto, ci si deve allontanare da ciò che non è uguale a noi. E non contano gli anni all’anagrafe, possiamo anche non saperci allacciare le scarpe, ma il razzismo è nato con noi e, anche da piccoli, è già grande per uscire fuori.
L’età della scuola è quella in cui si sperimentano le prime esperienze di discriminazione.
Nell’ambito del lavoro le cose cambiano. Oltre il 70% degli intervistati non ha paura di confessare la propria identità di genere, il 23% delle lesbiche e il 26% degli omosessuali la condivide apertamente con tutti. Una differenza rispetto alla scuola, interpretabile anche con una maggiore consapevolezza di sé. L’Italia manca ancora, l’Italia ancora non c’è: è indietro di almeno 10 punti percentuali. Chissà perché.
L’omofobia è massima nella politica
Italia, altra pessima figura. Secondo il sondaggio dell’Unione Europea, il nostro Paese è ancora fanalino di coda per quanto riguarda l’omofobia nel mondo della politica: il 91% degli intervistati ritiene che i nostri rappresentanti politici usino diffusamente un linguaggio discriminatorio. Un risultato agghiacciante se confrontato con la media europea del 44%. Differenze abissali rispetto alla restante parte d’Europa, più “avanti” di noi, anche di molto, per tolleranza e accettazione. Dati sensibili, soprattutto perché simili, se non superiori, anche a quelli dell’Est europeo.
Odio, “frecciatine” scomode e pungenti, battutine di pessimo gusto, barzellette e chissà quanto altro. Che sia in Tv, al cinema, al teatro o tra i seggi, è il mondo della politica che sforna gli insulti peggiori e i più numerosi e frequenti.
Italia, regina di discriminazione in Europa
L’Italia ancora prima in classifica. Questa volta niente meriti o medaglia d’oro. Supera la media europea, subera ogni graduatoria. È il paese che discrimina di più, lo confermano i dati.
Se l’identità di genere è mediamente poco discriminata (11%), l’orientamento sessuale invece è un bersaglio molto frequente: due intervistati su tre ritengono diffuso questo tipo di discriminazione. Sulla discriminazione in base all’identità di genere, il nostro Paese registra un 18%, mentre per quella sull’orientamento sessuale si arriva a punte di 92%. Peggio di noi solo Croazia e Lituania.
È uno stivale che non ha paura del crimine, del sangue, delle lotte e delle vittime. Delle morti bianche, delle mazzette, dei soldi sporchi, degli appalti, della mafia, degli incidenti in strada, delle famiglie disagiate, della povertà, della guerra, dei soldati. Non ha paura delle auto blu, della politica, dei partiti, della realtà. Di una vita che lo sta portando sempre più in basso. Non ha paura di un mondo intero. Ha paura di stesso? Ha paura dell’amore.
Certe cose non si fanno in pubblico!
Imbarazzo, paura, vergogna. C’è chi propone di introdurre multe per chi si bacia pubblicamente, chi lo ritiene un oltraggio e chi è passabile di denuncia per atti osceni in luogo pubblico: niente baci gay in pubblico, grazie. Una serie di “leggi” del quieto vivere assurde anche solo a sentirle. Ma c’è chi veramente vorrebbe metterle in atto. Un nome a caso? Già, l’Italia.
La paura di manifestare la propria omosessualità colpisce tutti, fin dall’adolescenza. In Italia tre intervistati su quattro hanno paura di tenersi per mano in pubblico, temendo aggressioni o minacce a sfondo omofonico o transonico. In Europa il dato medio si attesta invece intorno al 67%.
Quando cambieremo?
[Credits: L’Espresso]