Ho letto di lui che se non fosse un allevatore sarebbe un cowboy.
Sto parlando di Paolo Parisi che si è raccontato in un’intervista su’ Il Giornale Digitale. A tu per tu con lui ho imparato che a spingerlo verso l’amore per la cucina è stato il suo bisogno incessante di creare e di farlo sentendosi libero. Ad oggi Paolo Parisi è un punto di riferimento di altissimo livello nella ristorazione. Ha una forte passione per la cottura su brace, la griglia gli permette, infatti, di cucinare stando all’aperto proprio come ama fare lui. E a breve lo vedremo sugli schermi DMAX nelle vesti di giudice al fianco di Cristiano Tomei in ‘I Re Della Griglia’ su DMAX (canale 52 dtfree).
Ecco cosa ci ha raccontato:

Prima di essere un cuoco sei un allevatore.
Cosa è successo poi? Da allevatore a cuoco come ci si arriva?

Paolo Ancora peggio. Io prima ero un cittadino, poi sono diventato uno che voleva vivere in campagna e da li sono diventato cuoco. Anche se cuoco è una parola grossa ma senz’altro faccio da mangiare meglio di tanti altri.

“Creatore di cose buone”, ma non solo.
L’inventiva sembra essere il punto chiave della tua vita. Quanto è importante, invece, la creatività in cucina?

Paolo Ultimamente è stata troppo importante e qui il troppo ha un senso negativo. Anche io ho un progetto di cucina, anche se non sono uno chef, il mio progetto consiste nell’utilizzare tutto il mio sapere e il mio talento per riuscire a fare perfetti i piatti più semplici della nostra cucina. Sono tre anni che combatto contro la pasta al pomodoro, ad esempio, un piatto che faccio anche nelle occasioni importanti, in posti dove ci si veste giacca e cravatta se no non entri. È un piatto molto difficile, tutte le volte che la faccio mi tremano le gambe.

Come Fontana che ha fatto “Il taglio nella tela”, non si può fare l’astratto senza prima passare dal figurativo. Non si possono dimenticare le basi della cucina.

Quindi bisogna rispettare le tradizioni dell’arte culinaria?

Paolo Io non sono un tradizionalista. Perché essere tradizionalista significa restare fermi, mentre il mondo si evolve e non è assolutamente il caso di stare fermi. Il punto è che oggi siamo tutti cuochi mentre bisognerebbe essere in grado di interpretare le cose, invece che rivisitarle e basta. E questo possono farlo solo coloro che conoscono bene le radici della cucina.

Ricordiamo a tutti che sei l’inventore di un uovo pregiato e dal sapore unico. Che cos’è e come nasce?

Paolo Io do il latte di capra alle mie galline. Per il resto c’è poco di strano, tengo le galline come un contadino. Ma grazie al latte che assumono le galline il sapore delle uova è puro e delicato, pulito.

L’aria aperta e il suo senso di libertà hanno per te un significato fondamentale. Tu, infatti, preferisci cucinare all’aperto, giusto?

Paolo Le cucine sono spesso dei sotterranei, io non ci vedo nulla di più triste. Non c’è niente di più bello che cucinare all’aria aperta. Mi sa anche di più pulito, si sporca senz’altro meno e, inoltre, è subito festa. L’uomo una volta mangiava e cucinava fuori, no?

A proposito di cucina all’aria aperta ecco che la griglia assume un ruolo importante. A breve andrà in onda “I Re della Griglia” su DMAX (canale 52 dtfree). Che giudice sarai? E soprattutto cosa speri di tramandare a coloro che parteciperanno al programma?

Paolo I concorrenti sono delle persone normalissime. Aspirano sicuramente a diventare chef, ma qui parliamo di griglia. La cucina è talento, ma soprattutto sacrificio. Il talento va assistito tutti i giorni perché da solo non servirebbe a niente. Questo vale per tutti. Nel mio caso lo spiego solitamente con un espressione un po’ forte, ma che rende bene l’idea: “Finché non ti metto qualcosa in bocca non sono nessuno”. Infine, io non sono uno che guarda la televisione, ma mi rendo conto della forza che ha questo mezzo di comunicazione. E io spero di poterlo utilizzare per trasmetere qualcosa di importante per tante persone.

[Credit Photo: Dmax]