Se avete un account Instagram, vi sarà capitato di vedere foto di amici o amiche in costume o anche persone in mutande, o addirittura nude. Samm Newmann, una studentessa americana di 19 anni, si è scattata un selfie davanti allo specchio in reggiseno e slip, come tanti suoi coetanei fanno e anche come tante celebrities fanno, ma qualche ora dopo, l’app ha rimosso la foto e chiuso il suo profilo perché quell’immagine avrebbe violato le linee guida della comunità.

La censura

Il problema non era il selfie troppo osè o la troppa nudità, ma il fatto che Sara Newmann è una ragazza obesa, che porta la taglia 58. “Mi hanno censurato e discriminata perché sono grassa“, questo le è venuto subito da pensare, perché a tutte le utenti più magre questo non era mai successo, ovviamente parliamo di ragazze che quando si tratta di selfie in mutande sono delle vere professioniste, tra #underboobs, #afterlove e lati B in primo piano.

La studentessa ha accusato la app di eliminare “chi non si adatta al loro ideale di normalità“. E ha aggiunto ai microfoni della NBC4 News: “La mia biancheria non era affatto inadeguata. Copriva perfettamente le mie parti intime; un’immagine come ce ne sono a migliaia. Grasso non è una brutta parola“.

Perché ad Instagram non piacciono i grassi?

Le scuse di Instagram

Da Instagram è partito un comunicato in cui si dice che si è trattato di un errore, e si sono scusati con Samm formalmente, restaurando tutte le sue foto. Instagram non ha mai avuto problemi a spiegare e motivare queste scelte: l’esempio più illustre è sicuramente quello di Rihanna, il cui account è stato chiuso dopo le continue foto in topless postate dalla cantante, culminate con gli scatti ad alto tasso erotico pubblicate.

Nel caso di Samm però, la situazione è un po’ diversa, perché non ha fatto niente di differente rispetto alle altre “colleghe” di social network. Basta fare una rapida ricerca dell’hashtag #bikini, con più di 8 milioni di foto che lo contengono, per accorgersi di quante foto del genere siano presenti sull’app, alcuni dai contenuti ben più hot, rispetto alle foto della rotondetta Sam, che ha raccontato alla stampa di essere stata vittima di bullismo al liceo per il suo peso, ma che la sua autostima è migliorata proprio grazie ai social network, dove ha incontrato una comunità di persone capaci di darle fiducia e di apprezzarla così com’è.

Proprio Instagram era diventato il suo “posto sicuro“, il luogo in cui si sentiva a suo agio a postare immagini del proprio corpo. Perché Samm non pubblicava le sue foto per vanità, ma per fare campagna di un’accettazione di un’estetica diversa dagli standard, grazie agli hashtag #bodylove e #pizzasister4life. Anche se Instagram è pieno di donne seminude, a quanto pare questo “privilegio” non è per tutti: può capitare che una ragazza sia troppo brutta o troppo grassa per postarvi una foto in reggiseno.

Il web e la pubblicità bombardano di idee sbagliate le nostre menti, creando persone sempre più ossessionati dal proprio aspetto fisico, dal forte desiderio di apparire belli e perfetti. Per molti si tratta una sfida quotidiana, incessante, che spesso genera invidia e comportamenti di emulazione.

La polemica

Dopo la denuncia di Samm, si è sollevata una forte polemica nei confronti di Instagram, a cui è stata inflitta la colpa di discriminare sulla base estetica i propri utenti, al punto di chiudere i profili di chi è meno avvenente. Instagram si è subito scusato, parlando di errore informatico, direi visto lo scalpore, anche di un certo “peso“, ma quello di Samm Newman non è il primo scivolone social.

Nel 2009 la 29enne americana Meghan Tonjes tutta curve, aveva condiviso una foto, che la ritraeva in slip neri e maglietta. Anche il quel caso Instagram aveva deciso di rimuovere l’immagine per violazione della regole sulla nudità. Salvo poi essere costretta a scusarsi.

Proprio per questo motivo, Samm e le sue seguaci non se la bevono e continuano la loro battaglia contro le discriminazioni social, respingendo l’ipotesi del tilt informatico. Si può non avere vergogna del proprio fisico e decidere di farlo vedere a tutti, nel rispetto del pudore e delle regole della rete? A quanto pare no, almeno su certi social network, perché i canoni di bellezza e l’apparenza ormai hanno condizionato il nostro modo di vedere le cose.