Ma che Natale sarebbe senza i classici delle feste in tv? Li avremo visti mille volte eppure probabilmente continueremo a farlo. Se non altro perchè sono diventati un appuntamento fisso a reti quasi unificate da cui è impossibile scappare. E quando iniziano le feste la televisione li trasmette praticamente senza sosta, uno dietro l’altro. Come se non bastassero luci, addobbi, alberi di natale sparsi qua e là per le città, e la corsa frenetica al regalo a ricordarci che il Natale è arrivato. Cartoon, commedie romantiche o drammi strappalacrime. Li chiamiamo classici perché non passano mai di moda e ci hanno accompagnato di epoca in epoca diventando dei must delle feste, al pari di Pandoro, Panettone e torrone. Se in Italia la cinematografia natalizia si è ormai consolidata sul format (non più tanto vincente) del Cinepanettone, fenomeno nazional-popolare inaugurato nel lontano 1983 da “Vacanze di Natale”, il cinema anglosassone ha alle spalle una lunga e fortunata tradizione di “Chrismas movies”.

Ma prima di tentare l’ardua impresa di elencare tutti quei film made in Hollywood che alimentano ogni anno la magia e lo spirito della festa, fermatevi un attimo a riflettere su questo. Cos’è un film di Natale? Il “Christmas movie” lo si può definire un vero e proprio genere a sé, anche se di fatto abbraccia tipologie differenti di film. In ogni caso, come ogni genere cinematografico che si rispetti deve rispondere a certi requisiti. Requisito base: deve avere la parola “Natale” nel titolo (ovvio, no?!). A seguire: ambientazione natalizia, tanta ma tanta neve, un party (possibilmente ad alto tasso alcolico), almeno una apparizione di Babbo Natale. E poi, ancora, buoni sentimenti e scontatissimi ma pacificatori happy end. Perchè a Natale siamo tutti più buoni, non dimentichiamocelo. Se un film rispetta anche solo uno di questi requisiti, allora sì, è proprio un film di Natale.

Quello per eccellenza è senza alcun dubbio “La vita è meravigliosa” (1946), inno strappalacrime all’altruismo che riesce a redimere anche il più convinto dei pessimisti. Tra i più amati evergreen, anche “Miracolo nella 34ma strada” (1947), che ha ispirato un remake nel ’94, dove un Babbo Natale in incognito dovrà riportare fiducia e speranza nel cuore di chi ha perso lo spirito delle feste.

Le note liete e sublimi di “Bianco Natale” (1954) invece ci trasportano nell’atmosfera delle feste con la voce inconfondibile di Bing Crosby che reinterpreta uno dei grandi classici musicali simbolo del Natale. Più recenti ma non per questo meno cult sono i film-manifesto delle feste: “Il piccolo Lord” (1980), dramma familiare (a lieto fine) su un piccolo orfanello che fa breccia nel cuore del burbero e ricchissimo nonno; e “Una poltrona per due” (1983), diventato ormai nei nostri palinsesti l’inossidabile classico della sera della Vigilia.

Poi c’è “Mamma ho perso l’aereo” (1990), altra immancabile commedia senza cui il Natale non sarebbe lo stesso. Risate, sorrisi e divertimento sono gli ingredienti di successo di tante altre pellicole natalizie: “SOS Fantasmi” (1988), versione contemporanea del Canto di Natale con un istrionico Bill Murray nei panni di Scrooge; “Fuga dal Natale” (2004) con i coniugi Tim Allen e Jamie Lee Curtis che tentano disperatamente di sottrarsi al consumismo della festa; “Natale in affitto” con Ben Affleck che mollato dalla fidanzata si ritrova ad affittare una famiglia per non restare solo.

Paesaggi fantastici e storie incantante rendono speciale anche il Natale dei più piccoli. Cult del cinema d’animazione è “Canto di Natale di Topolino” (1983), versione disneyana del racconto di Dickens che Robert Zemeckis ha rivisitato nel lungometraggio animato A Christmas Carol (2009) con Jim Carey a interpretare il vecchio e avaro Scrooge alle prese con gli spiriti del Natale passato, presente e futuro. La tecnica usata è quella del capture move, la stessa con cui il regista ha realizzato Polar Express (2004), favola animata di un bambino che parte per il Polo Nord su un treno magico per scoprire se Santa Claus esiste davvero. Perchè a Natale bisogna credere. Credere nei miracoli o semplicemente che i sogni si possano realizzare, e questo non c’è film che non ce lo ricordi.

Come non c’è film di natale che non ci lasci il cuore colmo d’amore. Cult del genere da vedere assolutamente: “Love Actually”, intrecci (im)possibili di storie d’amore tra luci e addobbi di Londra, il romanticissimo “Serendipity – Quando l’amore è magia”, un titolo che dice tutto, “The Family Man”, film a metà tra Sliding Doors e Canto di Natale con un manager arrivista che si risveglia per magia nella vita che avrebbe vissuto se avesse seguito il vero amore, e “L’amore non va in vacanza” (2006), perché è impossibile resistere alla storia di una donna che in fuga dagli uomini finisce per cadere ai piedi di Jude Law.

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L’altra faccia del Natale è quella verdognola del perfido e scorbutico Il Grinch (2000) che farebbe di tutto per rovinare l’atmosfera della festa. Ovviamente la magia natalizia è più forte di ogni cinica resistenza ed alla fine anche lui troverà la via della redenzione. Così come il Babbo Natale scorretto e irriverente di Billy Bob Thornton in Babbo Bastardo (2003). Con “Nightmare Before Christmas” (1993) Tim Burton sacrifica le gioiose atmosfere natalizie sull’altare del suo inconfondibile stile gotico e tetro che ritroviamo anche in “Edward mani di forbice”, commovente favola nera con tanto di morale sull’accettare le diversità altrui, che a Natale tanto male non fa.

E poi ci sono quei film che natalizi non lo sono, eppure si prestano a meraviglia al mood festivo. “Insonnia d’amore” (1993) e “C’è posta per te” (1998), per esempio.Ma il Natale non è mai davvero Natale senza lei, l’habitué del piccolo schermo durante le feste: Julie Andrews aka “Mary Poppins”, la tata un po’ stravagante, con poteri magici capaci di far sorridere proprio tutti. Last but not least “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato” (1971), il must see della mattina del 25 dicembre, dolce, leggero e spensierato.

Altruismo, speranza, compassione, generosità, amore, amicizia. I film di Natale sono un universo di buoni sentimenti che forse nella vita di tutti i giorni mancano, perché soggiogati alle logiche consumistiche di una festa che ha perso il suo significato più profondo. Perché il Natale in fondo, inutile negarlo, è questo: calore, affetto, spiritualità. Stare insieme agli altri per il piacere di farlo e non per dovere. E se l’ha capito pure il Grinch, può farlo chiunque.

[Credit Cover: Dancing Thru Life Blog]