Cosa è successo la notte del 13 gennaio 2012 a bordo della Costa Concordia? Chi era presente nella plancia di comando mentre la nave si schiantava contro gli scogli dell’isola del Giglio? E, soprattutto, di chi è la responsabilità di uno dei disastri più discussi degli ultimi anni?
Sono passati quasi tre anni dalla sera dell’incidente ma il relitto della Concordia, rimosso con una operazione senza precedenti e trasportato presso il porto di Genova, è ancora al centro della bufera.
Sono state tante le dichiarazioni rese da personaggi più o meno coinvolti nel naufragio ma, nonostante perizie e cause legali tutt’ora in corso, la verità resta ancora da stabilire.
In questi anni il disastro, che come tutte le tragedie necessita di un capro espiatorio, è stato associato unicamente alla figura del comandante Francesco Schettino, diplomato presso l’istituto nautico Nino Bixio di Piano di Sorrento e presente in Costa Crociere da più di dieci anni. Non l’ultimo arrivato, per intenderci.
Ma, come spesso accade nelle novelle made in Italy, il passo da persona rispettabile a farabutto senza morale è brevissimo. Forse troppo questa volta.
E’stato accusato per avere consentito l’ ‘inchino‘, per avere dato l’allarme in ritardo e per avere abbandonato la nave, salvando la propria pellaccia a discapito di chi ancora tentava di mettersi in salvo.
E’stato ‘demolito’ dalla pubblica opinione per essersi mostrato in compagnia di una bella donna, per avere i capelli impomatati e, addirittura, per essere visibilmente ‘abbronzato’.
Insomma l’aspetto di Schettino sembra confermare il ritratto di cui la pubblica opinione ha bisogno, quello più verosimile e vicino alle nostre congetture da serata di Burraco, e cioè quello di un vile comandante in fuga, con tanto di bionda straniera al seguito. In pratica, il più classico dei cliché.
Tutta l’attenzione è puntata sui suoi vizi e sulla sua vanità, che quegli occhi azzurri sembrano urlare a squarciagola.
Ogni cosa ruota intorno alla sua figura controversa, come se quella sera, nella plancia di comando, ci fosse soltanto lui.
Nessuno può ancora stabilire quale sia il suo grado di responsabilità, quella giusta misura di colpevolezza a lui imputabile; quel che è certo è che, sulla Costa, non era solo. E ci tiene a ribadirlo.
Report si è occupato di intervistare Schettino, per ricostruire con ordine tutti gli avvenimenti di quella sera drammatica.
Come si apprende dal suo racconto, i cui dettagli sono naturalmente da verificare, Schettino non si trovava in plancia di comando durante l”inchino’, ovvero l’usanza di passare vicino alla costa per ‘salutare’ la terraferma.
A quanto emerge dalla puntata di domenica, all’epoca Costa si dissociò da tale pratica attribuendola alla mera volontà dello stesso comandante ma, sempre stando a quanto presente nel servizio di Report, si apprende che l’inchino era prassi consolidata, almeno secondo il sindaco dell’Isola del Giglio e secondo le dichiarazioni dei gigliesi.
Schettino rivela di essere arrivato in plancia di comando solo dieci minuti prima dell’impatto e di avere notato una insolita presenza di schiuma, tale da lasciar supporre la presenza di un basso fondale.
Da quel momento sostiene di avere dato ordini per la manovra, con lo scopo di aggirare gli scogli, ma qualcosa andò storto. E qui il comandante chiama in causa Rusli Bin, l’ex dipendente preposto a pulizie e verniciature, quella sera al timone della Concordia dopo soli 20 giorni di esperienza. Secondo Schettino quest’ultimo, non conoscendo la lingua italiana, non comprese il significato delle sue parole, travisando drammaticamente il suo ordine.
Inoltre Report parla della ipotetica presenza di un rapporto reso da Schettino dieci giorni prima del naufragio e relativo alla scarsa preparazione del personale di bordo.
Ma non è tutto: Schettino rivela di aver lamentato la inadeguatezza degli ufficiali anche nel lontano 2009.
Purtroppo dal racconto del comandante emergono anche ipotetici malfunzionamenti della nave, come quello relativo alla scarsa tenuta delle porte stagne, agli ascensori impazziti e al generatore d’emergenza, andato in tilt proprio quando ve ne era necessità.
Ma c’è di più: a quanto pare si apprende che Concordia avesse iniziato il viaggio con la scatola nera e un radar mal funzionanti.
A questo punto viene da chiedersi: sarà vero il racconto di Schettino?
La compagnia di navigazione naturalmente non le manda a dire: ‘Costa si limita solo a far notare come ogni aspetto della costruzione e della manutenzione della nave e dei suoi componenti, cosi come quello della qualificazione professionale dei membri dell’equipaggio, siano stati oggetto di una lunga ed approfondita perizia condotta dai migliori esperti del settore, sotto la supervisione del Tribunale di Grosseto. Dai risultati di tale perizia, suffragata da un supplemento di indagine svolto a bordo della nave stessa, nessuna irregolarità è emersa, né con riferimento alla nave, costruita e mantenuta a regola d’arte, né rispetto alla preparazione del suo equipaggio, che anzi ha effettuato l’evacuazione della nave in condizioni rese assai critiche dal ritardo con cui è stata dichiarata l’emergenza’.
La verità, dunque, resta tutta da dimostrare. Quel che è certo è che Schettino non è, con buona probabilità, l’unico responsabile di una tragedia che si poteva evitare e nella quale, in maniera molto superficiale, ci si concentra di più sulla vita privata di un comandante che sulla adeguatezza di persone e mezzi a cui affidiamo le nostre vite.
[Fonte: abcnews.go.com]