Mi piace definirlo così perché in realtà è ciò che accade negli studi di Masterchef Italia: il talent show culinario più famoso al mondo dove aspiranti chef si sfidano a colpi di padelle per raggiungere il podio tanto ambito e chiacchierato degli ultimi anni tratta di una vera e propria guerra all’ultimo mestolo.
Diciamo che la storia del talento, al giorno d’oggi, è stata amplificata e riveduta grazie anche alle nuove tecnologie che hanno enormemente facilitato l’accesso di chiunque alla creazione (che si parli di arte della danza, del canto o del saper inventare un buon piatto in un tempo preferibilmente brevissimo).

Sarete d’accordo con me, dunque, nel definire tutto questo una bellissima opportunità per tutti, che, contrariamente a quanto accadeva nel passato, oggi non devono più passare attraverso strumenti di giudizio rigidi (come case editrici o discografiche) ma mettersi in gioco in un programma di talenti e svelare il proprio non solo ai giudici-maestri, ma anche al pubblico che da casa li segue e impara ad apprezzarli per le loro doti.

Ma siamo sicuri che Masterchef si basi solo su questo?
Purtroppo la certezza di aver a che fare con dei giudici obiettivi non possiamo averla; e non per l’incapacità di individuazione, tra gli aspiranti talentuosi, di un potenziale e reale vincitore, ma perché anche loro (contrariamente a ciò che si crede) non possono fare a meno di farsi influenzare dalle storie strappalacrime con cui gli aspiranti chef in gara vengono presentati al pubblico. Ecco perché Masterchef è diventato uno di quei talent imperdibili, perché oltre a dare sfogo all’arte del saper cucinare, allo stesso tempo ci racconta del mondo in cui viviamo. Un mondo fatto di piccole identità alla continua ricerca di se stessi e delle proprie potenzialità (rigorosamente a scapito degli altri). In altri termini un mondo dove il talento e il successo sono ormai diventati sinonimi. Che senso avrebbe altrimenti restare chiusi in un cucinino sperduto chissà dove; meglio se lo si fa sotto i riflettori e tra gli applausi del pubblico.

Ma tante sono anche le critiche e chissà se questo è ciò che più di ogni altra cosa tende ad attrarre gli spettatori impazienti del giovedì sera. A giocare un ruolo fondamentale in questo senso troviamo i re della Marterclass, i tre giudici più amati e odiati dagli italiani, che portano i nomi di Carlo Cracco, Joe Bastianich e Bruno Barbieri.

Metti una smorfia e qualche parola di troppo ed il gioco è fatto: eccovi serviti i reali motivi per cui oggi Masterchef figura tra gli show più apprezzati a livello mondiale.

Non solo Cracco, ma anche i colleghi si divertono puntualmente a rievocare i volti rigidi e freddi di sergenti, quasi come si trovassero in una caserma fatta di giovani soldati da riportare all’ordine. Ed è proprio così che ci si sente dietro ai fornelli della masterclass: inesperti, ma sempre e comunque obbedienti e desiderosi di impararlo quell’ordine. Chissà se alla fine di questa edizione riusciremo a capire se le espressioni del trio più temuto dai concorrenti si riveleranno ancora una volta sensibili alla tenerezza di un pianto come quello scaturito dall’ultima eliminazione. Dubbi così non possono che tenerci incollati al televisore fino alla fine.

[Fonte Cover Photo: www.skygo.sky.it]