Spesso e volentieri i genitori – per le più svariate e rispettabili ragioni – non trovano molto tempo da passare con i figli, dedicandosi esclusivamente a loro e lasciando “fuori dalla porta” tutte le questioni che attanagliano la loro mente. E allora i sensi di colpa perché non si riesce a trascorrere abbastanza tempo con i propri bambini diventano all’ordine del giorno; sopratutto perché si è convinti che queste assenze possano gravare negativamente sulla crescita e sulla vita, presente e futura, dei bambini.
Ebbene da una recente ricerca condotta è emerso che non c’è alcuna relazione tra la quantità di tempo trascorso con i figli e la loro buona crescita. L’idea, che ha sempre dominato il senso comune, che uno sviluppo sano e felice dei bambini dipenda dal tempo che la famiglia investe su di loro è stata messa da parte.

Lo studio trasversale sarà pubblicato dal Journal of Marriage and Family, e i risultati hanno stupito addirittura le ricercatrici stesse. Alla domanda “la quantità del tempo passata dai genitori con le proprie figlie conta per il loro sviluppo?” la risposta è: no. Questo studio, compiuto da tre studiose di sociologia che hanno analizzato il legame specifico tra il tempo trascorso a casa e la vita futura dei figli, è la più grande novità che sia mai emersa fin’ora sull’argomento. Per questo studio sono stati presi in considerazione i risultati di una ricerca che va avanti dal 1968, negli Stati Uniti, in cui le famiglie partecipanti tenevano diari e rispondevano a questionari, due giorni a settimana, sui comportamenti e le attività dei bambini. Sono oltre 3500 le famiglie analizzate, famiglie che negli anni dell’inizio della ricerca avevano almeno un figlio da 3 a 11 anni o un adolescente tra gli 11 e i 14. La ricerca si è svolta principalmente sull’analisi del tempo passato dalla madre con i figli, diversificando tra quello in cui la mamma era semplicemente in casa, ma occupata nelle sue attività, e il tempo in cui faceva qualcosa di specifico con i bambini.

E il risultato è che la sola quantità di tempo passata con i figli non ha quasi nessun legame sul loro “successo” nella vita futura. Qualche specificazione: la quantità di tempo conta principalmente per i bambini al di sotto dei 3 anni; dai 3 agli 11 anni, invece, il fattore tempo non ha praticamente alcun peso sul loro sviluppo, dal punto di vista dei risultati scolastici, del comportamento e soprattutto del loro benessere emotivo.
La qualità, quindi, batte la quantità. Un’ulteriore dimostrazione: le ricercatrici si sono accorte che quando i genitori, guidati da un senso di colpa, cercando di recuperare il tempo perso con i figli, spesso ottengono un risultato controproducente, perché le loro azioni, oltre ad essere influenzate dai sensi di colpa, sono cariche di stress, tensione emotiva e stanchezza, e ciò si ripercuote negativamente nel rapporto coi figli e sui figli.
Dunque, è meglio passare meno tempo insieme alla condizione che, quello che invece si passa con i piccoli, sia davvero – ma davvero – di qualità; quella qualità difficile da definire, ma che ogni genitore e ogni figlio sa riconoscere nei momenti in cui si manifesta, e riempie in cuore di gioia.

Nel corso del tempo…

Il tempo che i genitori trascorrono con i figli è cambiato notevolmente nel corso dei decenni, lasciando, anche qui, dei risultati che non avremmo mai pensato possibili. Dalle ricerche è infatti emerso che i genitori, madri e padri, sono più presenti oggi rispetto agli anni ’70: i genitori di oggi passano, in media, più tempo con i loro figli rispetto a qualche decennio fa. È stato dimostrato che, dal 1970, al 2010, i padri trascorrono il triplo del tempo con i figli – da una media di 2,6 ore a settimana a per 7,2 – e le madri passano invece da 10,5 ore a settimana nel 1965 a 13,7 nel 2010.

[Credit: Credit: Anna da Sacco/ Flickr]