È passato quasi un anno e mezzo dal primo vero e potente attacco del virus Ebola. Un anno e mezzo fatto di notizie in prima pagina, di morti, di terrore, di eccessivi allarmismi, ma anche di disinformazione e di un’epidemia informativa vera e propria, schiava delle logiche del business basate sul sensazionalismo su cui fanno leva le notizie.

Dopo oltre 9.600 morti e più di 23.700 persone contagiate, l’epidemia è sotto controllo. E ora si respira un’aria di speranza per un vaccino sperimentale che si è dimostrato efficace al 100% in alcuni test condotti in Guinea. Forse, la fine dell’epidemia che affligge ancora oggi l’Africa Occidentale è vicina.
Il vaccino si chiama VSV-EBOV ed è stato testato su circa 4mila persone, dopodiché, a dare la conferma dell’effettivo funzionamento della cura è stato l’OMS, l’Organizzazione mondiale della sanità, che ha definito – con le parole la direttrice generale, Margaret Chan – i risultati del test “uno sviluppo estremamente promettente nella lotta contro il virus”.

Il vaccino è stato scoperto dall’istituto di sanità pubblica canadese, e successivamente è stato sviluppato dalla casa farmaceutica Merck and NewLink Genetics; tra i partecipanti allo studio erano presenti anche Medici Senza Frontiere, il britannico Wellcome Trust e la London School of Hygiene and Tropical Medicine. La cura contro l’epidemia mondiale del XXI secolo è stata ottenuta da una versione attenuata di adenovirus animale ingegnerizzata per produrre una proteina di virus Ebola. Dopo varie sperimentazioni è stata somministrata seguendo una strategia ad anello, per debellare velocemente i possibili focolai di infezione: una volta identificato un caso di contagio, vengono vaccinati immediatamente i familiari più stretti del malato e i contatti tra vicini, poi amici e parenti che più spesso lo visitano. Questo tipo di approccio si era già dimostrato efficace nella eradicazione del vaiolo negli anni ’70.

Il vaccino è stato testato su oltre quattromila persone nella Guinea Concry, uno dei paesi in cui il contagio è stato più alto. I risultati preliminari, pubblicati sulla rivista scientifica Lancet, sono molto incoraggianti e definiscono la terapia “efficace al cento per cento”. Inoltre, il team dell’OMS che lo ha messo in pratica la cura, ha affermato che il successo è avvenuto “in tempo record”, ovvero dodici mesi dalla sua inoculazione.
Guardiamo nello specifico qualche dato: dei 2.014 soggetti vaccinati immediatamente, nessuno ha sviluppato il virus a 10 giorni dalla somministrazione (l’arco di tempo necessario per sviluppare una risposta immunitaria al virus). Tra le 2.380 persone che hanno ricevuto il vaccino tardi, ci sono stati invece 16 contagi.
Inoltre, un successivo studio in Gabon ha accertato che non ci sono effetti collaterali per donne in gravidanza, bambini e adolescenti, inizialmente esclusi dai test del vaccino. I ricercatori però si affrettano a specificare che, dato il campione ancora ridotto, è meglio parlare di un’efficacia compresa tra il 75 e il 100%.

Una speranza questa, che ha tutto il diritto di rasserenare i nostri animi, ma sopratutto quelli di tutte le popolazioni africane che ancora oggi combattono contro la paura, la desolazione e la morte che porta il nome Ebola.
Ma nonostante ci sia questa sorta di felicità condivisa servono ancora tanti e accurati studi per stabilire se il vaccino VSV-EBOV sia davvero quello giusto per debellare una volta per tutte il virus. Per ora, infatti, la copertura del vaccino funziona per tre settimane, ma quali saranno gli effetti a sei mesi? A un anno?
Ma sono molti altri gli interrogativi che ancora non hanno avuto risposta: chi pagherà per vaccinare tutte le persone a rischio contagio? La corsa alla cura ora diventerà un business delle industrie farmaceutiche che produrranno in quantità elevate il vaccino?
Quesiti, questi, che dovremmo porci, al fine di trovare una risposta, nonostante i paesi occidentali siano tutti Ebola Free. Perché se il problema è lontano da casa nostra, non significa che il problema non sia anche nostro.

[Fonte cover: Pinterest]