Passi avanti ne sono stati fatti, ma la strada è decisamente ancora lunga. La pensano così le donne italiane sulla tanto dibattuta parità di genere. Genere, appunto. Un termine che già in sé ha sostituito il binomio uomo/donna per descrivere quella che è una distanza difficile, anche da chiamare per nome.

Il punto di arrivo per “raggiungere” gli uomini sembra essere il 2020 secondo le donne italiane, in base ai dati di una recente ricerca commissionata dall’Istituto Special K Europa. Istruzione, salute e giustizia sono i campi in cui per il gentil sesso scarseggiano le opportunità per emergere e farsi valere. Ben l’84% ritiene che la parità non esista ancora, mentre il 32% ha dichiarato che non diventerà mai qualcosa di concreto.

Le conquiste

Lo sguardo è al futuro, ma anche al passato e nella ricerca di Special K Europa c’è spazio per gli avvenimenti che secondo le donne italiane hanno segnato l’emancipazione femminile.
In primis, la recente legge contro la violenza domestica e poi ad aver lasciato il segno sono le donne che si muovono nello scenario internazionale come Angela Merkel, primo cancelliere donna in Germania e Christine Lagarde, primo leader donna del fondo Monetario internazionale.

Tra i momenti più significativi c’è indubbiamente la dichiarazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che per la prima volta nel 1993 pose l’accento in maniera ferma sulla violenza sulla donne, definendola un problema globale. Ma hanno lasciato il segno anche la giovane avvocatessa pakistana Malala Yousafzai che è sopravvissuta dopo essere stata aggredita dai talebani dopo il suo discorso sul diritto all’istruzione femminile e la legge contro lo stalking introdotta nel 2009.

Tra le conquiste da non dimenticare anche l’abolizione in Inghilterra di una legge vecchia di 300 anni secondo la quale solo i maschi primogeniti possono succedere al trono e il Pentagono degli Stati Uniti, che finalmente mette nel cassetto il divieto per le donne di partecipare ai combattimenti. Come dimenticare il momento in cui Susanna Camusso è stata nominata il 3 novembre 2010 segretario generale del più grande sindacato d’Europa.

Ed ecco poi le figure femminili che più ispirano le donne in tema di emancipazione: al primo posto Rita Levi Montalcini. Poi Margaret Thatcher, Margherita Hack, Hillary Clinton, Maria Montessori , Madre Teresa di Calcutta, Emma Bonino, Eleanor Roosevelt, Madonna, Simone de Beauvoir.

Da dove partire

Avere consapevolezza e rispettare l’altro. Che non significa pensare che bisogna essere necessariamente uguali, ben venga essere diversi basta non prevaricare e fare della differenza una debolezza. Se è vero quindi che essere maschi o femmine è un dato di fatto, è anche evidente che nella storia uomini e donne non abbiano avuto le stesse opportunità. Da dove partire quindi per promuovere un cambiamento sociale e culturale? Leggi e quote rosa a parte, che paradossalmente rendono ancora più discriminante l’essere donna, sarebbe il caso si iniziare a sensibilizzare gli studenti e quindi a fare delle scuole il primo luogo dove riflettere, confrontarsi.

Chime for change

Richiamare e dare voce alle donne di tutto il mondo: è questa la mission della campagna globale Chime for Change che raccoglie fondi a sostegno dell’istruzione, della salute e della giustizia per le donne sostenuta da Gucci, Beyoncé Carter Knowles, Frida Giannini and Salma Hayek Pinault. Chime for change ha da ora una nuova parnership in Special K Europa che aiuterà a diffondere il suo messaggio attraverso la campagna “25/25/25”.
Numeri che indicano che sono 25 milioni di famiglie in Europa da coinvolgere, 250.000 voci da chiamare a raccolta e rendere partecipi di questo grande movimento, 25.000 donne di tutto il mondo a cui migliorare la vita.

Speriamo di non aspettare il 2020 per raccontarlo.

[Credit Photo Cover: donnatv.barchiesi]