La rivalità Francia-Italia è notorio dura da decenni. La si pensava quanto meno superata, parzialmente, con una certa intelligenza ma a ben vedere gli sbambetti, per non essere troppo cattivi, che la Francia ha riservato all’Italia, dimostrerebbero il contrario. Così al Festival di Cannes 2015 è andata in onda una vera a propria debacle, anzi per essere nazionalisti un vero naufragio alla Robinson Crusoe. Tre uomini e nessuna palma, tre registi di indubbio spessore e zero premi, tre film uno diverso dall’altro e anche qui nessun riconoscimento. L’odore della vittoria non è stato un profumo condiviso fra giuria e pubblico e tutti i pronostici favorevoli a Nanni Moretti, Matteo Garrone e Paolo Sorrentino si sono infranti con la proclamazione del vincitore Jacques Autiard.

Una cerimonia di premiazione non lunga ma certo non molto gradevole per chi il francese non lo conosce. A ogni nomination, a ogni annuncio del premio come miglior attore o attrice, come premio speciale della giuria, come miglior regista via via crollavano le certezze, quelle chiaramente favorevoli ai registi nostrani. Via via si intuiva che quanto si respirava sul tappeto rosso era davvero un cattivo presagio. A ben vedere subito dopo la proclamazione del vincitore, non c’è stata una lunga e inutile critica negativa al vincitore quanto una delusione e amarezza per chi da quei premi è stato totalmente escluso. Nulla contro il regista ma è chiaro che su tre film in gara e applauditi dalla critica, almeno un premio lo si aspettava, magari non necessariamente la Palma d’Oro.

credits foto: newsdaily.com
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Questa volta il vento a favore sembrava averlo davvero il cinema italiano. Tre registi la cui fama è nota, da ultimo Sorrentino con l’Oscar conquistato per “La grande bellezza” che a distanza di due anni fa ancora discutere. Un regista, Nanni Moretti, già vincitore per “La stanza del figlio” e che quindi partiva da un gradino di conoscenza e attenzione maggiore. E che dire di “Gomorra” di Matteo Garrone che aveva attirato le attenzioni internazionali e il premio speciale della giuria a Cannes nel 2008? E se i nomi in questione mettevano già un sigillo, se non di garanzia, di conoscenza, i tre film presentati in gara avevano ciascuno degli elementi di originalità e soprattutto di osservazione, di monitoraggio, di attenzione. Il cinema italiano ce l’ha messa davvero tutta per emergere.

Cast di rilievo per Sorrentino, Garrone e Moretti che hanno ingaggiato nomi come Michael Cane, Jane Fonda, John Turturro, Salma Hayek, creando un filo conduttore con il cinema internazionale. Isabella Rossellini ha parlato di una nuova età d’oro per il cinema italiano, che forse può accantonare per qualche momento (storico o meno) quella nostalgia dettata dai nomi di Fellini, Rossellini, De Sica, Pasolini che tanto ancora fanno parlare e riflettere su un ruolo di talento che a loro venne riconosciuto. Perplime sapere che nella giuria presieduta dai fratelli Cohen, non compariva nessun nome italiano: non per fare i fiscali, ma se l’Italia ha ben tre film in gara, possibile che non si sia trovato un attore, regista o tecnico del suono in grado di partecipare, essere chiamato a votare? Anche un mezzo italiano e un mezzo francese andava bene.

credits foto: en.prothom-alo.com
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Viene da pensare che i francesi trascurino i dettagli, i particolari di rilevanza a lungo termine. Qualcuno ha avanzato l’ipotesi di un mal funzionamento del “sistema cinema italiano”: mancherebbe la giusta copertura, quella che poi permetterebbe ai registi italiani di passeggiare sulla Croisette con disinvoltura. Ma in questo caso, dove la qualità dei tre film in gara era più o meno presente a detta degli esperti, davvero Moretti, Sorrentino e Garrone ne avevano bisogno? Non sono certo quelli che si definiscono novellini e non sono apparsi certo tremanti di fronte agli altri registi e film in gara. L’attrice spagnola, giurata a Cannes, Rossy De Palma, dice di essersi battuta soprattutto per “Mia madre” di Nanni Moretti, ma di non essere stata ascoltata benché affermi che non ci sia stata nessuna “pressione francese”.

E poi nel dopo festival gli italiani avranno pure il diritto di lamentarsi o no? Certo, noi italiani siamo bravi a cedere al vittimismo e a gridare all’ingiustizia. In fondo soffriamo di un complesso di inferiorità in Europa: non l’ultima ruota del carro ma quasi. Soffriamo di stereotipia acuta che nonostante gli anni, i secoli, le innovazioni, nessuno ha il coraggio di eliminare dal vocabolario quelle immagini esotiche della pizza, del mandolino e sa il cielo ancora cosa. Mai come nelle difficoltà però, gli italiani ritrovano quel patriottismo da “Siam pronti alla morte” iniziato a canticchiare anche quando sul tappeto rosso di domenica sera, nessun italiano all’orizzonte calpestava la via del successo. I sospetti c’erano ma tutti si facevano forti di quelle recensioni internazionali che premiavano la triade italiana.

credits foto: cinema.sky.it
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E invece no. Niente Palma, niente party. Niente premi minori. Niente consacrazione bis per Moretti, niente conferma europea per Sorrentino e niente sorpresa per Garrone. Però va anche detto che l’insuccesso della corona di alloro rimasta su fronti francesi, potrebbe comunque dare una spinta di interesse e curiosità al pubblico pagante nostrano e non. Si perché prima di gridare allo scandalo, in quanti possono giurare di aver visto “Mia madre”? E in quanti di aver apprezzato “Youth“? O di aver amato “Il racconto dei racconti”? Patriottismo, lo chiamano.

[Fonte foto cover: www.mymovies.it]