Piccola, ma grande conquista, quella delle donne iraniane, che hanno da pochi giorni ricevuto il via libera – dalle autorità dell’Iran – per poter assistere agli incontri internazionali di basket e pallavolo, già dall’evento internazionale della World League, in programma dal 19 al 21 giugno a Teheran. La conferma è stata data dalla vicepresidente con delega agli affari familiari, Shahindokht Molaverdi, anche se manca ancora l’ufficializzazione da parte del Ministero dello Sport iraniano.
Ma un passo indietro. La presenza femminile negli stadi era severamente proibita dalla Repubblica Islamica fin dal 1979; ufficialmente questa legge era stata fatta per proteggere le donne dai comportamenti osceni dei tifosi. Ma i comportamenti osceni sono quelli dello Stato iraniano e di tutti quegli uomini che, fin troppe volte, dipingono le donne come essere inferiori, spesso emancipate nel loro ruolo quotidiano, e sopraffatte dalla fondamentale importanza della religione islamica, e per questo costrette a coprirsi il volto con il velo iraniano (lo chador); private di una vera istruzione e di autonomia in famiglia. Ma negli ultimi anni queste stesse donne stanno cercando di riscattarsi, anche e sopratutto nell’ambito dello sport, dove hanno già avuto risultati positivi.
Poco meno di un anno fa una donna, e più precisamente Ghoncheh Ghavami, 25 anni, era stata arrestata semplicemente perché voleva assistere ad una partita di volley maschile, nello stadio Azadi di Teheran. Ghoncheh era una donna inglese con cittadinanza iraniana, che ha scontato un anno di carcere per “aver fatto propaganda contro il regime” e per aver infranto il divieto imposto dalla morale islamico-sciita di non entrare negli stadi. Ma – anche se poco alla volta – il muro della discriminazione si sta abbattendo. Pochi gironi fa, infatti, alcune donne hanno potuto assistere alla finale del campionato di basket nel palazzetto dello sport Hakimiweh, senza essere criticate o cacciate da qualcuno. A testimonianza di questo particolare momento storico ci sono delle foto, molto diffuse sul web, di alcune donne che sostengono entusiaste la propria squadra in un clima di festa generale, in cui gli è stato possibile lanciare anche un loro personale slogan: “Oggi è il nostro giorno!”

L’appuntamento più importante è però quello pallavolistico, che si terrà in data 19 e 21 giugno, per le sfide del girone B di volley maschile. In quei giorni l’Iran affronterà gli USA e la Polonia, nello stadio Azadi (“Libertà” in persiano) con una capienza da 12 mila posti, ma un’area riservata solo ed esclusivamente per le donne. Al momento il via libera al tifo è stato concesso sopratutto alle familiari degli atleti, e sarà limitato esclusivamente a sport come il volley, la pallacanestro, la pallamano e il tennis – purtroppo, restano ancora proibiti il calcio, il nuoto e il wrestling.
Questo provvedimento è stato fermamente voluto dal governo del presidente moderato Hassan Rohani che punta a cancellare alcuni divieti altamente discriminatori per le donne in Iran.
Di “concessioni” che noi diamo per scontate, di una vita che noi non potremmo immaginare. Di diritti negati, di limitazioni, di offese. Così vivono, giorno dopo giorno, tutte le donne che hanno avuto la “sfortuna” di nascere in uno stato diverso dal nostro, in uno stato come l’Iran. Uno stato che, solo da pochi giorni, permette alle donne di entrare in un palazzetto, di fare il tifo per la propria squadra, per la propria Nazione, di vivere lo sport in tutto il suo splendore, imparando a condividere i propri obiettivi e i propri sogni.
Privilegi che noi, donne occidentali, abbiamo già, e che è giusto siano di tutti.
[Credit Cover: leandrodesanctis.blogspot.com]