Parlare di cinema è come parlare di viaggio. Perché un film in fondo è un po’ come una fuga dalla realtà che ci fa vivere avventure incredibili e ci porta per mano in mondi e luoghi lontani e sconosciuti. Dalle grandi metropoli a località esotiche, senza muoversi di un solo passo. Quante volte arrivati ai titoli di coda abbiamo pensato: “Vorrei essere proprio lì ora?”. Fare la valigia, prendere un aereo e andare a esplorare quei posti che ci avevano conquistato attraverso lo schermo? A volte film e luoghi si intrecciano così indissolubilmente nella memoria degli spettatori, da spingerli davvero a cercare offerte turistiche legate a quelle location che hanno ospitato i set dei film a loro più cari. Il passaggio dal “viaggio immaginario” al “viaggio reale” ha un nome specifico: Cineturismo, o, per dirla all’inglese, film-induced tourism. Vedere un luogo in un film o in una serie tv e mitizzarlo a tal punto da farlo diventare la meta della nostra vacanza, per vivere sulla propria pelle l’emozione di una scena, per scoprire i retroscena che si celano dietro quella grande fabbrica dei sogni che è il cinema. Ecco in sostanza di cosa si tratta. Dai pellegrinaggi morbosi alle tombe celebri fino ai tour delle case vip, il fenomeno probabilmente è sempre esistito, ma solo negli ultimi anni ha registrato una crescita notevole e costante: secondo alcune statistiche nel 2012 sono stati più di 40 milioni [studio della Tourism Competitive Intelligence], , in tutto il mondo, le persone che partono inseguendo le loro memorie di celluloide.
“Fare un film è come fare un viaggio. Una ricerca in se stessi e negli altri. In ogni direzione, in tutte le direzioni in cui va la vita.” – Federico Fellini
Il Cineturismo però non è solo un modo alternativo, affascinante e originale di viaggiare, ma anche un’efficace strumento di promozione territoriale. Dalla Firenze romantica di «Camera con vista» alle sofisticate atmosfere londinesi di «Notting Hill» o a quelle glamour della New York di «Sex & The City». Sono tanti i casi di film, ma anche di serie televisive, che grazie al loro successo hanno influito sulla notorietà di un luogo. Prendiamo il caso del castello di Alnwick, in Scozia, che tra il 2001 e il 2002, quando uscì il primo episodio della saga di «Harry Potter», ha visto aumentare il numero dei suoi visitatori da 4,4 a 5,5 milioni; la Nuova Zelanda che ha visto aumentare sensibilmente il numero di presenze grazie alle visite delle location de «Il Signore degli Anelli»; o ancora la Norvegia che ha visto un’impennata di prenotazioni grazie a pacchetti ispirati al cartoon Disney «Frozen – il regno del ghiaccio». Senza andare troppo lontano, vale l’esempio di «Vacanze romane» grazie al quale Roma divenne negli anni ’50 meta preferita di viaggi romantici. Più tardi qualcosa di simile è accaduto anche alla località piemontese di Agliè, il cui Castello Ducale è stato visitato da 92mila persone nel 2004 dopo la messa in onda di «Elisa di Rivombrosa»; o la città di Matera che ha registrato un 40% in più di visite per effetto del film «The Passion» di Mel Gibson.

Fino ad almeno vent’anni fa ogni forma di turismo abbinata al cinema era del tutto spontanea e casuale, oggi invece si è cercato di dargli un carattere più sistematico e strategico attraverso la costituzione di apposite Film Commission, organismi pubblici e privati nati con l’obiettivo sostenere e attrarre le produzioni audiovisive sul territorio di propria competenza. In Italia, nell’arco di pochi anni, ne sono nate ben ventuno che operano fornendo servizi organizzativi (scouting location, ecc..), finanziari (agevolazioni fiscali, ecc..) e promozionali (festival, anteprime, ecc..); la più attiva nel nostro paese è senza dubbio l’Apulia Film Commission che dal 2007 è riuscita a costruire un comparto cinematografico che contribuisce notevolmente allo sviluppo economico della Puglia: nel 2013, con ben 56 produzioni, l’Apulia Film Commission ha portato circa 10 milioni e mezzo sul territorio. Ma a questi benefici economici diretti che la presenza di una troupe di centinaia di persone porta in un luogo, vanno ovviamente aggiunti anche quelli legati al cineturismo vero e proprio.
(…) Per averci fatto ridere, piangere e desiderare di prenotare immediatamente un viaggio nel sud Italia (…) – Dalla motivazione del Tribeca Film Festival 2010 per la menzione speciale a «Mine Vaganti»
Evasione, ricerca di nuove sensazioni e esperienze irripetibili, sono in fondo aspetti che accomunano da sempre tanto il rituale delle sale cinematografiche che quello del viaggiare. Ed è anche, se non soprattutto, per capitalizzare queste spinte emozionali che nascono prodotti turistici creativi e coinvolgenti come i Movie Tour, dei veri e propri percorsi organizzati e studiati ad hoc per offrire un valore aggiunto all’offerta turistica tradizionale e incrementare i flussi anche al di fuori della stagione di punta. Quello dei movie tour è un fenomeno già ben consolidato nei paesi anglosassoni: da New York a Londra sono tanti i percorsi allestiti per accompagnarci dietro le quinte di pellicole che hanno fatto la storia del cinema e in un certo senso anche delle città in cui sono ambientati. Ma anche l’Italia da qualche anno si sta muovendo in questa direzione. Il primo esperimento di itinerario cineturistico del 2004 a Ischia, sui set più celebri dei film ambientati nell’isola verde, è proseguito con successo tra il Salento di «Mine vaganti», la Lucania di «Basilicata coast to coast», la Procida di «Il Postino», il Cilento di «Benvenuti al Sud» e la Sicilia del «Commissario Montalbano». Oggi è la capitale a tornare protagonista grazie a «La grande bellezza» che, dopo l’Oscar, ha ispirato milioni di turisti a (ri)scoprire le bellezze della città eterna sulle orme di Jep Gambardella.
[Photo Credit Cover: Christopher Maloney]