Luxury o da strada, vegano o bio, vegetariano o tradizionale: il cibo ci sta abituando a tante accezioni, pronte a soddisfare differenti palati e culture. Perché il food non riguarda solo l’alimentazione in senso stretto, ma dice tanto di noi e di quello che siamo. Racconta della nostra socialità, della nostra salute, dell’economia, della moda. E in alcuni casi, perfino di quello che guardiamo in TV.
Se è vero – come diceva Feuerbach – che siamo ciò che mangiamo, agli inizi di questo 2016 viene da chiedersi: come saremo, allora, nel nuovo anno appena iniziato?
Per catturare i nuovi food trends e il futuro del cibo ci rifacciamo all’agenzia Baum+Whiteman, uno dei punti di riferimento a livello mondiale per il campo della ristorazione e della gastronomia. Direttamente da New York, la celebre agenzia evidenzia con chiarezza come si muoveranno gli interessi dei consumatori: un appuntamento che gli operatori del settore e gli appassionati di food non si lasciano scappare.
Si parte con il food delivery, il cibo a domicilio. Una tendenza che negli ultimi anni ha assunto nuove caratteristiche; la classica telefonata al pub sotto casa per ricevere i panini caldi, senza doversi spostare dal proprio divano, è stata sostituita ben presto dalle app. Qui la scelta si allarga: e se oltre il pub sotto casa ci fosse qualche altra possibilità? Basta cliccare il proprio indirizzo per vedere ristoranti, pizzerie, bistrot pronti a consegnare. Cosa, lo si stabilisce componendo il proprio menù; pochi istanti e l’ordine è partito. Un’email vi indicherà il tempo di consegna e il gioco è fatto. Amazon, Uber, Just Eat, Yelp, Sgnammo, Pizza Bo sono solo alcuni degli esempi più consolidati nel settore.
Comodo, efficiente e utile, il food delivery promette molto bene per il 2016.
Passiamo ai clean menu, ovvero i menu dove sono certificati gli ingredienti. Una novità che risponde a una nuova esigenza, quella di far capire alle persone cosa esattamente stanno mangiando. Secondo un recente studio il 36% dei consumatori è preoccupato per le componenti chimiche presenti negli alimenti, mentre il 40% si dice attento agli ingredienti naturali. Nei grandi ristoranti, ma anche in pub e locali più piccoli, i clean menu saranno protagonisti per il 2016. Più consapevolezza significa tenere di più a se stessi, anche davanti a un gustoso piatto.
Ci sono delle certezze che non vanno toccate, come la pasta per noi italiani. Ebbene, l’agenzia americana, nel tracciare i trend, nutre qualche dubbio sul futuro di spaghetti & co. Non è proprio una crisi del genere, ma i dati parlano di un consumatore vicino anche ad altre tipologie: pasta senza glutine ad esempio, oppure la quinoa o la chia. D’altronde sono anche gli chef e i food blogger che ci propongono differenti soluzioni per il classico primo piatto, e con soluzioni visivamente belle catturano l’attenzione di molti.
Il dibattito sulla carne ha aperto le porte ai vegetali, che da contorno diventano una pietanza da assumere in differenti soluzioni. Non riguarda solo vegani e vegetariani, ma quei consumatori che, ad esempio, scelgono sempre più i supermercati bio per la propria spesa. I costi sono più alti, ma i prodotti più genuini.
Saranno contenti i genitori di sapere che è finita l’epoca delle merendine di tipo industriale, ora di moda ci sono gli snack etnici, dai sapori nuovi e divertenti. Crescono i sapori acidi e scendono quelli più dolci, avanzano gli yogurt.
C’è spazio anche per qualcosa di più particolare: dalle Hawaii arriva il poke, una variante del più noto ceviche, una ricetta a base di pesce o frutti di mare crudi che risente di contaminazioni con la cucina asiatica e quella giapponese. Entriamo nei dettagli: nel poke sono presenti piccoli cubi di tonno crudo marinato in un mix di salsa di soia, noci macadamia, cipollotto, alghe, olio di sesamo, zenzero e chili; viene servito con riso, avocado e mango. Un piatto che già impazza sulla West Coast con la nascita delle “pokerie”, arriveranno anche in Italia?
Per gli amanti del cibo da passeggio, una nuova tendenza è pronta a conquistare gli appassionati del genere, viene dal Brasile e si chiama acai. Bevanda ricavata dal frutto di una palma brasiliana, che ha la forma di una piccola bacca scura e viene frullato con latte, banane e ghiaccio. Può essere personalizzato con topping, granelle, cocco ed è sostanzioso tanto da essere anche sostitutivo di un pasto.
Tra le cucine internazionali sentiremo molto parlare di quella ebraica, la jewish cuisine, che vive una fase di rinnovamento. Tra tradizione e innovazione, la gastronomia kosher si ripropone in tanti ristoranti specializzati, da Roma a Miami ritroviamo i toast kosher, i burger house e altre varianti.
Attenzione per il cibo salutare, ma ogni tanto qualche “sano” diversivo ci vuole. Si spiega così il successo del pollo fritto, il famoso fried chicken, che in tanti formati terrà banco per il 2016 pronto a soddisfare grandi e bambini.
E se il cibo è anche moda, non possiamo non guardare anche alle tipologie di locali più in voga per il 2016. Sentiremo ancora parlare di binomi cultura/shopping-food: librerie, centri commerciali tenderanno a ospitare ristoranti e caffetterie per permettere ai consumatori di pranzare, cenare o fare una pausa. Che sia una trovata per intrattenere i propri clienti affinché non desistano dall’acquisto sembra chiaro, ma lo è altrettanto che il sedersi ad un tavolo per gustare un piatto rappresenta sempre più un momento di convivialità. Soprattutto continuerà l’ascesa dello street food e del cibo locale, tradizionale.
Siamo aperti alle tendenze che vengono dall’estero, ma, in fondo, ci consoleremo nei sapori di una volta.