L’Academy, si sa, ama le storie vere, le biografie, i racconti di vite che hanno lasciato un segno nella nostra storia. Spesso abbiamo visto attori premiati per il loro calarsi visceralmente in personaggi straordinari. E’ successo, recentemente, a Colin Firth, per il suo Re Giorgio, o a Meryl Streep, per la sua Lady di Ferro Margaret Thatcher. La storia potrebbe ripetersi con la storia di un altro inglese, Stephen Hawking, portato sullo schermo in maniera magistrale dal giovanissimo Eddie Redmayne ne La teoria del tutto.
Il film, nelle sale italiane dallo scorso giovedì, accolto positivamente dal pubblico italiano, racconta la storia di Stephen Hawking, uno degli scienziati più influenti dello scorso secolo, grazie alle sue teorie cosmologiche sull’origine dell’universo. Il film si concentra sui punti focali della vita di Hawking: la sua scienza, la sua malattia e l’amore con la moglie Jane, conosciuta durante il dottorato a Cambridge. Jane, che ha scritto l’opera autobiografica Verso L’Infinito, di cui il film è l’adattamento cinematografico, ha conosciuto e amato Stephen fin dal primo momento e lo ha amato fino ad accettare una malattia che avrebbe sicuramente complicato la loro storia d’amore.
Il film, candidato a cinque premi Oscar, è sicuramente valido, corretto. I personaggi e le loro personalità vengono esaminati attentamente e lo spettatore vive con il giusto coinvolgimento sia il decorso della malattia di Stephen che l’amore che lega i due protagonisti. Il film, però, forse anche per il genere, resta asciutto, senza guizzi, senza quel quid in più che prende lo spettatore, restando statico per lo più, collocando i momenti più forti ed emotivamente toccanti all’inizio e, soprattutto, nel finale.
Il regista realizza un lavoro discreto, ma non dà quell’impronta unica che sa di fuoriclasse. E’ corretto, preciso, ma non geniale. Chi ha dato prova, invece, del suo grande talento è il protagonista, Eddie Redmayne, conosciuto ai più per il ruolo di Marius nel musical Les Miserables. Redmayne non solo interpreta magistralmente il ruolo dello scienziato Hawking, fa molto di più. Riesce a vivere pienamente il personaggio, le sue emozioni, la sua malattia, complice anche un ottimo lavoro di trucco e di metamorfosi, e regala una performance d’applausi, premiata con il Golden Globe come miglior attore protagonista in un film drammatico e tra le favorite per il premio più importante della stagione, l’Oscar.
L’altra protagonista del film è la moglie Jane, interpretata dalla giovane Felicity Jones, candidata, per questa interpretazione, agli Oscar come miglior attrice protagonista. Il lavoro della Jones è onesto, perché riesce a dare, complice una bellezza acqua e sapone, quel senso di amore, di protezione e di serenità che sicuramente Jane ha portato alla vita di Stephen. Crediamo, però, che la nomination all’attrice sia leggermente esagerata e, sicuramente, le speranze di portare a casa il premio sono davvero basse, considerando le grandi prove offerte dalle sue rivali come la Moore o la Pike. Degna di Oscar è, invece, la colonna sonora, già premiata al Golden Globe, di Jóhann Jóhannsson, che riesce a dare ad un film così “quadrato” quell’emozione in più che spesso serve.
La teoria del tutto è, quindi, un buon film, che verrà amato da chi ama le storie vere e straordinarie di personaggi che hanno cambiato la nostra storia, soprattutto quando a render tutto ancor più reale c’è un’interpretazione brillante come quella di Redmayne.
Voto: 7 e mezzo