Di certo non devono essere stati giorni facili per Rosario Crocetta; per un politico che ha avuto come cavallo di battaglia della sua carriera la lotta alla criminalità organizzata, essere accusato di avere volontariamente taciuto nonostante le insistenze del Dr. Tutino per allontanare l’ex Assessore Borsellino dal suo incarico, deve essere stato quantomeno frustrante. A fare da contorno è poi il mistero legato alle dichiarazioni della Procura di Palermo che smentirebbero le accuse mosse da “L’Espresso”; per molti l’occasione per riabilitare il Governatore, per altri invece resta insistente la domanda sul perchè se certo della sua innocenza non abbia da subito lottato, ma abbia anzi deciso di allontanarsi per qualche giorno dal clamore che lo accompagnava.

[Photo Credits: termometropolitico.it]
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L’intercettazione

Tornando indietro a qualche giorno fa è utile rivedere le dinamiche che hanno portato alla vicenda. L’anomalia della storia d’altronde sta proprio nella decisione de “L’Espresso” di pubblicare una presunta intercettazione in cui il chirurgo plastico Matteo Tutino, già al centro di un’accusa per truffa che l’ha costretto agli arresti domiciliari, direbbe al Governatore che l’Assessore Lucia Borsellino andrebbe fermata e fatta fuori come il padre, il giudice Paolo barbaramente assassinato dalla mafia. Il settimanale non riferisce di alcuna risposta di Crocetta in merito alle gravi parole del dottore, ma a sollevare scandalo sarebbe stato proprio l’assordante silenzio con cui il Presidente avrebbe lasciato parlare l’interlocutore senza interromperlo e riprenderlo per l’assurdità della frase. All’alzarsi di voci indignate poco dopo sono seguite le smentite della Procura alla quale non risulta quella telefonata. Il giornale ribadisce la veridicità della notizia affermando che l’intercettazione sarebbe contenuta in un atto segretato, intanto Crocetta decide di auto sospendersi momentaneamente dall’incarico in una confusione che non ha fatto bene al momento politico già di per sè delicato.

[Photo Credits: valigiablu.it]
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La posizione del Pd

Ad una forte reazione iniziale del Pd, è seguita invece una più prudente in attesa di verità sulla vicenda. Matteo Renzi è in contatto diretto col segretario regionale Fausto Raciti e attraverso il vice Guerini cerca una via d’uscita per un Partito che potrebbe risentire abbastanza dello strascico di polemiche legate al caso Crocetta. L’ala renziana del Partito Democratico sarebbe stata quella che in Regione avrebbe maggiormente spinto per una mozione di sfiducia e per Elezioni anticipate, ma la difficile situazione di bilancio e le riforme lasciate in stand by non permettono di prendere decisioni così forti a cuor leggero, e il clima di fuoco se non calmato è stato comunque parecchio ridimensionato. L’altro grande pericolo sarebbe quello di consegnare la poltrona di Governatore a Grillo e i suoi, con i sondaggi che continuano a dare in forte ascesa il Movimento che ad oggi difficilmente avrebbe dei rivali plausibili in caso di Elezioni. Fondamentale perciò per Renzi studiare nei minimi dettagli la situazione per evitare di prendere decisioni affrettate che potrebbero rivelarsi pericolose.

[Photo Credits: palermo.blogsicilia.it]
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Il piano di Crocetta

Intanto Crocetta passa la contrattacco e delinea la sua strategia politica nel breve periodo per cercare di ridare un senso a quell’azione riformatrice di cui si faceva portavoce e per la quale era stato eletto. Il Governatore non esclude lo scioglimento della giunta e le Elezioni anticipate, e anzi “invita” il Pd a sfiduciarlo se non d’accordo con la sua dichiarazione di non colpevolezza. Intanto cerca di rimettere al centro del dibattito il piano di riforme per la Regione cercando di accelerare, in una sorta di ultimatum agli alleati del centrosinistra a cui passa la palla della responsabilità sullo stallo parlamentare che sta coinvolgendo l’isola in questi giorni. Riforme necessarie per non fare la fine della Grecia, afferma più volte Crocetta, consapevole di una situazione economica disastrosa e di non avere più all’Ars la fiducia e i numeri necessari per un mandato normale. L’ultima grande carta del Presidente della Regione resta dunque quella di tentare di lasciare la poltrona soltanto dopo aver fatto una serie di riforme strutturali che possano far “rivalutare” la sua esperienza da Governatore e cancellare l’ombra di cattiva politica di cui è stato accusato, a suo dire ingiustamente, in questi tristi giorni.

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