C’è chi dice che Expo 2015 non è il solito evento all’italiana ma cattive notizie e nuove polemiche continuano ad arrivare dal cantiere di Milano; ormai a parlare dei ritardi e dei problemi dei padiglioni che ospiteranno i Paesi stranieri e l’Italia stessa sembra voler sparare sulla Croce Rossa. Questa volta però a perdere letteralmente la pazienza è stato lo scenografo Dante Ferretti, simbolo dell’eccellenza italiana nel mondo, che da quattro anni lavora al progetto del Cardo e del Decumano, le dorsali lungo le quali si dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) allineare i padiglioni Expo e delle quali, come afferma lo stesso Ferretti “non è stata posta nemmeno la prima pietra”. Notizia assurda ma a cui siamo preparati e che quindi non ci sconvolge poi troppo a fronte di una zona ribattezzata “Rho Fiera Milano – Expo 2015” che è un cantiere a cielo aperto a venti giorno dall’inaugurazione dell’Esposizione Universale che si terrà a Milano.
Lo scenografo italiano, tre volte premio Oscar nel 2005 per “The Aviator”, nel 2008 per “Sweeney Todd – Il diabolico barbiere di Fleet Street” e nel 2012 per “Hugo Cabret”, si dice “sconcertato ed arrabbiato” per questa situazione avendo consegnato il progetto oltre un anno fa. E aggiunge: “ci ho messo la faccia e il nome. E’ stato approvato da tempo, ma la gara di appalto è stata perfezionata soltanto da poco: non sarà mai pronto per l’apertura.” Ciò che però maggiormente preoccupa Dante Ferretti è una realizzazione parziale del progetto o di scarsa qualità a causa del poco tempo rimasto che in ogni caso andrebbe a ledere la sua immagine di professionista agli occhi del mondo. Ed è per questo che il suo legale, Giorgio Assumma, nella lettera presentata al commissario Expo 2015 Giuseppe Sala ricorda che l’eventuale realizzazione parziale determinerebbe “una grave lesione della integrità dell’opera dell’ingegno tutelata dalla legge sul diritto d’autore.”
Prontamente sono arrivate alla stampa le risposte delle istituzioni; il Ministro della Cultura Dario Franceschini si è detto “dispiaciuto” della presa di posizione dello scenografo italiano ed ha aggiunto che preferirebbe che “in certi casi prevalesse un po’ di orgoglio nazionale per superare difficoltà invece che denunciarle”. Al Ministro si è unito il commissario Expo 2015 Giuseppe Sala che ammette le giuste ragioni portate avanti da Dante Ferretti ma ha sottolineato il suo dispiacere “che fatti del genere non si possano chiarire tra di noi.” E ha aggiunto: “Noi oggi cerchiamo di fare le corse per montare le sue installazioni in Expo nei tempi giusti; obiettivamente siamo stati un po’ in ritardo e avrà molte ragioni, ma poi trovo sgradevole che si chiamino i giornalisti. Non capisco questo bisogno di protagonismo.”
Ma davvero si tratta di manie di protagonismo? Uno scenografo che nella sua lunga carriera ha lavorato con i maggiori registi italiani e stranieri tra i quali Pier Paolo Pasolini, Franco Zeffirelli, Federico Fellini, Tim Burton e Martin Scorsese e ha vinto i più prestigiosi premi cinematografici in patria e soprattutto a Hollywood certamente non ha bisogno di una effimera polemica legata ad Expo 2015. E’ invece molto più probabile che da italiano e da professionista sia infastidito dal modo in cui il suo progetto architettonico e tutta la macchina Expo sia stata gestita: con superficialità, ritardi, infinite scuse e polemiche. L’Esposizione Universale di Milano sarebbe potuta essere, in tempo di crisi, un’ottima vetrina per mostrare il meglio dell’Italia: le bellezze, l’ingegno, le menti creative e i primati legati al Paese. Diversamente chi ha gestito il progetto ha scelto di mostrare corruzione, inaffidabilità, superficialità e tanta arroganza. I promotori di Expo 2015 il risarcimento non dovrebbero darlo solo a Dante Ferretti per come hanno trattato il suo progetto ma anche a tutti gli italiani per il modo pessimo con cui li hanno rappresentati di fronte al mondo.
Alla fine pare che tra Expo e Dante Ferretti si sia arrivati ad un accordo. Il progetto per la viabilità del sito dell’Expo “sarà realizzato integralmente entro il 2 giugno, festa della Repubblica”. Ad annunciarlo dal set di “Silence” a Taiwan è lo stesso scenografo con queste parole: “Si è trovato un accordo, adesso servirà un grosso sforzo. Ringrazio il presidente Napolitano per il suo intervento.” Le installazioni ci saranno ma la figuraccia rimane.
[Credits Cover: Pietro Mezzi e Alfredo Zappa]