Tra film scandalo, flop, foto rubate e attacchi hacker il cammino che abbiamo compiuto nell’anno di cinema appena trascorso è stato forse un po’ accidentato in qualche punto. Ma per un anno che si è appena concluso se ne apre subito un altro, sicuramente con qualche incognita ma anche con una rassicurante certezza: la Awards Season, la stagione dei premi, due mesi di nomination e riconoscimenti che si concluderanno il 22 febbraio con la cerimonia degli Oscar. Le votazioni per assegnare gli Academy Awards sono iniziate già da qualche giorno, il 29 dicembre per la precisione, e solo il 15 gennaio verranno finalmente svelate le cinquine che concorreranno all’ambita statuetta dorata. Ma prima del gran finale ci sono tanti succulenti antipasti: Golden Globes, Critics Choice, Sag (Screen Actors Guild Awards), Bafta si rincorrono freneticamente nel giro di poche settimane, dandoci la pressoché esatta misura di quelli che saranno i risultati degli Academy Awards. Ad Hollywood addetti ai lavori e bookmakers già hanno inaugurato il gioco di pronostici e speculazioni, ma intanto la National Board of Review e gli influenti circoli dei critici di New York, Los Angeles e Boston hanno già decretato i loro film dell’anno, così pure i premi del cinema indie Gotham, con risultati piuttosto diversi tra loro (rispettivamente, “A most violent year”, “Boyhood” e “Birdman”). Con l’annuncio delle candidature ai Sag e ai Globes poi, possiamo già intuire chiaramente quella che con ogni probabilità sarà la lineup di partenza della strada che condurrà il gotha cinematografico mondiale al Dolby Theatre di Los Angeles.
I frontrunners
Con l’estensione della categoria del miglior film da 5 a 10 pellicole, mai come quest’anno la gara si preannuncia affollata, con molte incognite e due sole certezze: “Boyhood” e “Birdman”. Il primo, è il frutto di un esperimento cinematografico unico nel suo genere che porta la firma di Richard Linklater: dodici anni di riprese, poche settimane all’anno tra il 2002 e il 2013, per seguire la crescita di un bambino dall’infanzia all’adolescenza. Definito già da molti un capolavoro, “Boyhood” è sicuramente il favorito dai circoli critici quest’anno con ben cinque premi conquistati finora ed ha buone possibilità anche in ottica Oscar. L’uscita in largo anticipo rispetto all’inizio della Awards Season potrebbe però non giovarlo, ma c’è il precedente di “The Hurt Locker”, vincitore dell’Oscar nel 2010, e poi comunque il rumore intorno al film sembra essere abbastanza solido da renderlo uno dei protagonisti. Dall’altra parte della barricata c’è il film di Alejandro Gonzales Inarritu, commedia nera su un attore che non riesce a liberarsi dal ruolo di supereroe che lo ha consacrato. Non è stato apprezzato dalla critica quanto “Boyhood”, ma con le eccellenti recensioni che continua a riscuotere “Birdman” sembra già aver prenotato diverse potenziali candidature, da miglior film e miglior regia, fino al miglior protagonista maschile (Michael Keaton).

Gli altri favoriti
In pole position rispetto agli altri favoriti nella corsa all’Oscar, c’è l’accoppiata di film britannici “The Imitation of game – l’enigma di un genio” e “La teoria del tutto”. I due biopic sui due scienziati Alan Turing e Stephen Hawking, sono usciti decisamente rafforzati nelle loro prime apparizioni ai festival di Telluride e Toronto. Apparentemente il thriller spionistico sulla decrittazione dei codici nazisti durante la seconda guerra mondiale, “The imitation of game” (in uscita l’1 gennaio), è leggermente in vantaggio rispetto alla storia d’amore tra l’astrofisico che scoprì la teoria del ‘tutto’ e la moglie Jane (in uscita il 15 gennaio). Due storie vere che giocano su quel fattore emotivo che tanto piace all’Academy. Entrambi possono concorrere come miglior film trainando anche le candidature dei loro protagonisti: Benedict Cumberbatch, Keira Knightley, Eddie Redmayne e Felicity Jones. Potrebbe far parte dei dieci (o meno) candidati a miglior film anche la seconda regia di Angelina Jolie, “Unbroken”, storia sull’atleta olimpionico ed eroe di guerra Louis “Louie” Zamperini scritta dai fratelli Coen. Globes e SAG lo hanno snobbato in tutte le categorie, ma i precedenti ci dicono che l’Academy ama celebrare gli attori che dirigono, vedi Ben Affleck (“Argo”) e Kevin Kostner (“Balla coi lupi”).

Gli indipendenti
Quest’anno in corsa ce ne sono tanti e tutti meritevoli di arrivare fino alla fine. In prima linea però c’è “Whiplash”, vincitore lo scorso gennaio al Sundance Festival, con una nomination assicurata al migliore attore non protagonista J.K. Simmons e una probabile come miglior film. Più affollata la gara per la regia, ma se gli elettori decideranno di far spazio a un giovane prodigio, perché non nominare proprio Damien Chazelle, come fecero nel 2013 con Benh Zeitlin (“Re della terra selvaggia”)? Da tenere assolutamente d’occhio anche “Selma – La strada per la libertà” di Ava DuVernay, dedicato alla figura di Martin Luther King; “A Most Violent Year”, le cui uniche chance, nonostante il riconoscimento del National Board of Review, sembrano riposte solo in una nomination all’attrice non protagonista Jessica Chastain. Sulla stessa linea, anche l’intenso “Wild”, adattamento della storia vera dell’americana Cheryl Strayed (in uscita il 5 marzo), che può lanciare la candidatura dell’attrice Reese Whiterspoon, ma nient’altro è certo al momento. Sarebbe bello però se l’Academy riconoscesse il merito del regista Jean-Marc Vallée, che l’anno scorso ha diretto ben due performance da Oscar in “Dallas Buyers Club”, e con uno sprint dell’ultima ora candidasse “Wild” anche nelle categorie miglior film e migliore sceneggiatura non originale. Altro indie che spera in una nomination per la sua attrice protagonista è “Still Alice” con una straordinaria Julienne Moore in un ruolo che finalmente potrebbe portarle la sua prima statuetta.

Le sorprese che non ti aspetti
L’apertura alla fantascienza che l’Academy ha mostrato l’anno scorso con “Gravity” fa ben sperare anche a “Interstellar”, kolossal di fantascienza diretto da Christopher Nolan che però non ha mai davvero fatto breccia nel cuore dei giurati. I dubbi riguardo a una candidatura nella rosa dei dieci film dell’anno sono tanti. Realisticamente “Interstellar” potrebbe però fare incetta di nomination tecniche. Dopo le delusioni di “Gran Torino”, “Hereafter” e “J. Edgar”, il nuovo film di Clint Eastwood, “American Sniper”, potrebbe essere quello giusto per tornare in auge tra i membri dell’Academy, senza contare l’apprezzata trasformazione di Bradley Cooper che potrebbe garantirgli la sua terza nomination come migliore attore, anche se la categoria è quanto mai affollata quest’anno. Pesano però le esclusioni dai Golden Globes e SAG Awards. In risalita anche le quotazioni di “Grand Budapest Hotel” di Wes Anderson, soprattutto dopo le nomination ottenute ai SAG (miglior cast esemble) e ai Golden Globes (miglior film-commedia, regia e migliore interprete maschile, Ralph Fiennes). Il film piace, ma è una commedia ed è uscito all’inizio dell’anno, due fattori che remano contro una possibile – ma non del tutto esclusa – candidatura agli Oscar. Tra i possibili outsider anche “Foxcatcher”, apprezzato dramma di Bennet Miller che ha vinto a Cannes il premio per la miglior regia, “Lo sciacallo – Nightcrawler” di Dan Gilroy e “Gone Girls – l’amore bugiardo”, l’applauditissimo thriller di David Fincher.

Gli snobbati
Fuori dai giochi “Inherent Vice – Vizio di forma” di Paul Thomas Anderson. Lo stesso vale per l’epica biblica di Ridley Scott, “Exodus Gods and Kings”, “Magic in the Moonlight” di Woody Allen, oggettivamente al di sotto dei suoi standard, e il gioiellino “Pride” (sebbene abbia conquistato una nomination ai Globes). Più incerto il destino di “Big Eyes” di Tim Burton che potrebbe riscattare la snobbatura della corsa a Miglior film con la (ennesima) candidatura di Amy Adams e di quel mostro sacro di Christoph Waltz.

[Credit Cover: A.M.P.A.S.]