Gomorra La Serie ha segnato inevitabilmente una strada; ha rivoluzionato infatti il modo di intendere le serie tv, sgretolando record su record e riuscendo ad affermarsi come prodotto di successo anche all’estero, ha sdoganato l’idea di una fiction italiana buonista ed utopica, e ha soprattutto permesso di addentrarsi in pieno nel terribile e delicato ambiente descritto da Roberto Saviano nel suo romanzo-denuncia ampliando una prospettiva già di per sé scioccante inaugurata dalla trasposizione cinematografica. Per questo e per tanti altri motivi la seconda stagione che andrà in onda questa Primavera non può in alcun modo passare come un semplice fenomeno televisivo senza sottolinearne il significato culturale che accompagna un evento del genere.
Se sulla prima stagione si è già discusso a lungo, evidenziando l’inquietante e straordinaria evoluzione dei personaggi, la trama avvincente e il sorprendente epilogo che ha lasciato in sospeso l’intera vicenda, della seconda si sa ben poco, e cast e autori sono riusciti nell’intento di tenere nascosta una storyline che per forza di cose non potrà che sorprendere e distanziarsi in parte dalle tante ipotesi formulate in questi mesi.

Proprio gli interrogativi lasciati in sospeso aprono ad una serie di scenari talvolta sorprendenti, che aumentano di giorno in giorno in attesa di scoprire la reazione dei protagonisti dopo un finale di stagione che ha sostanzialmente decretato tanti vinti e nessun vincitore. Se pochi dubbi accompagnano la sete di vendetta di Don Pietro , uscito distrutto dal carcere, straziato dal dolore per la scomparsa dell’amata Imma e costretto a ricostruire i cocci di un clan ormai devastato, resta da vedere la reazione degli altri protagonisti, con un Ciro fuggitivo e inviso tanto ai Savastano che a Salvatore Conte e un Genny sopravvissuto all’agguato dell’ormai ex amico fraterno. Sull’inizio di Gomorra 2 aleggerà perciò un grande alone di insicurezza e di precarietà a fare da contraltare alla solidità quasi granitica che il clan mostrava nei primissimi episodi della prima stagione. La fragilità dei personaggi e la caduta di tante sicurezze, mostreranno un lato fino ad ora nascosto.

Di sicuro ci sarà la pesante assenza per l’uscita di scena della straordinaria Maria Pia Calzone, attrice tanto brava quanto sorprendente nell’essere riuscita a conferire al suo personaggio un alone di paura e rispetto che forse stride con la visione abbastanza maschilista dell’ambiente. Ma il peso specifico delle figure femminili continuerà a ricoprire un ruolo fondamentale nella trama di Gomorra, con l’introduzione della spietata Scianel interpretata da Cristina Donadio. Grande background teatrale, la Donadio a tutti gli effetti erediterà il pesante vuoto lasciato da Donna Imma e riuscirà ad influenzare non poco le mosse dei protagonisti maschili. Accanto a lei un’altra new entry, con la giovanissima Cristiana Dell’Anna, che sarà Patrizia, capocomessa di un negozio di moda di Secondigliano, parente di Malammore, fedelissimo di Don Pietro, e tramite per gli affari del boss in fuga in seguito all’evasione.

E intanto a stridere con l’attesa per i nuovi episodi, le inevitabili polemiche che hanno accompagnato le già non facili riprese di Gomorra negli scorsi mesi. Dal rifiuto da parte dei Sindaci di Giugliano, Acerra e Afragola di prestare zone dei propri Comuni per girare la serie, alla frase del questore di Napoli che aveva definito prodotti del genere “offensivi e per niente rappresentativi della realtà che vogliono rappresentare“. Arrivata l’inevitabile e ferma risposta di Saviano “che la politica limiti la libertà di espressione artistica la dice lunga sulla convinzione che sia sufficiente bloccarne il racconto perché la criminalità smetta di esistere”, il dibattito attorno al presunto potere di fascinazione della serie è continuato tra talk televisivi e pesanti scambi con botta e risposta sui giornali.
Scene che ritraggono violenze, sparatorie, atti intimidatori, possono davvero creare un desiderio di emulazione nei fan? A guardare le scene di isteria che hanno accompagnato la prima stagione il dubbio in parte resta, e non è di certo assopito laddove tutt’ora sui social network tantissimi spettatori decidono di interagire con i loro beniamini con frasi che talvolta fanno dubitare della reale comprensione per alcuni della finzione che c’è dietro Gomorra. Il confine anche lì diventa così labile da essere quasi impercettibile. D’altro canto però raccontare una storia vera, cruda, non molto distante da tante scene che ogni giorno accompagnano tanti quartieri di Napoli, può anche servire ad attirare l’attenzione su un problema che da lontano può sembrare incomprensibile. E se in parte Gomorra riesce nell’intento, là il passaggio da fenomeno televisivo a strumento di rilevanza culturale diventa esplicito.