Domenica scorsa, presso il Kodak Theatre di Los Angeles, si è consumata la notte più attesa nel mondo del cinema, e non solo, la notte che ha decretato e premiato le eccellenze dell’anno della settima arte, la Notte degli Oscar 2015.

Oscar 2015, il trionfo dell'anti-Hollywood

La serata, condotta egregiamente da Neil Patrick Harris, si è conclusa con l’annuncio del film vincitore della statuetta più ambita. A trionfare, confermando, in particolare, gli ultimi pronostici, è stato Birdman, il film di Alejandro Gonzales Inarritu, con Michael Keaton protagonista, che analizza e ironizza, attraverso un incredibile one man show, sul mondo di Hollywood e della recitazione. I tormenti di Riggan Thomson, ex-Birdman in via di recupero, hanno convinto particolarmente l’Academy, di solito più conservatrice, premiando il film con ben quattro statuette (film, regia, sceneggiatura originale e fotografia).

Oscar 2015, il trionfo dell'anti-Hollywood

Se Birdman è stato il trionfatore assoluto di quest’edizione, il suo diretto contendente, Boyhood, è uscito con l’ossa rotte. Si potrebbe usare il detto Chi entra papa, esce cardinale. Boyhood forse è uscito addirittura da prete: annunciato da mesi come il favorito numero 1 alla statuetta, dopo aver fatto razzia di premi ovunque, compreso ai Golden Globe, dove Birdman, nella sua categoria, era anche stato sconfitto da Grand Budapest Hotel, l’ambizioso progetto, realizzato in ben 12 anni, di Richard Linklater ha risentito delle ultime settimane, in cui Birdman ha recuperato terreno, uscendo dal Kodak Theatre con solo un premio, quello per la migliore attrice non protagonista, non potendo nemmeno consolarsi con il solito split tra film e regia.

Oscar 2015, il trionfo dell'anti-Hollywood

E’ stata, comunque, un’edizione low-cost, caratterizzata da nessun film, tra i candidati, con budget ingenti (il più elevato è quello di American Sniper, che non supera i 60 milioni di dollari) o, ad esclusione del fenomeno inatteso di American Sniper, dagli incassi stratosferici.
A confermare questo ci pensa la sorpresa di quest’edizione, Whiplash, un film su cui pochissimi puntavano, entrato in punta di piedi nella categoria principale, quasi per caso, che, invece, ha ottenuto ben 3 premi (oltre a quello per il miglior attore non protagonista, porta a casa i premi per il miglior sonoro e, soprattutto, quello per il miglior montaggio).

Oscar 2015, il trionfo dell'anti-Hollywood

Il gioiellino di Damien Chazelle è, quindi, il film che ha ottenuto più premi, dopo i quattro di Birdman e Grand Budapest Hotel, poco considerato nelle categorie di peso, ma cannibale nelle categorie tecniche. Il film di Wes Anderson, infatti, è stato premiato per la colonna sonora di Alexander Desplait, per la scenografia, per il trucco e le acconciature e per i costumi di Milena Canonero, orgoglio italiano, al quarto Oscar, che mette, quindi, anche su questa edizione la firma del nostro paese.

Oscar 2015, il trionfo dell'anti-Hollywood

Il low-cost è confermato anche dagli ovvi premi agli interpreti. Escludendo, in parte, Julianne Moore, premiata per la sua intensa prova in Still Alice, nessun premio è andato ad attori noti o superstar. Eddie Redmayne, con la sua autentica trasformazione in Stephen Hawkings, ha battuto, nella gara come miglior attore protagonista, il favoloso Michael Keaton di Birdman, concretizzando le grandi aspettative che, sin dai suoi esordi, si avevano su di lui, mentre, come non protagonisti, sono stati premiati due interpreti d’esperienza come J.K. Simmons e Patricia Arquette, protagonista di uno dei più bei discorsi di ringraziamento della serata, che, con prove sublimi, hanno avuto un degno riconoscimento per una carriera, forse, mai sotto i riflettori.

Oscar 2015, il trionfo dell'anti-Hollywood

E’ stata, anche, un’edizione povera di sorprese: salve la debacle di Boyhood e l’inaspettata vittoria di Big Hero 6 come miglior film d’animazione, nelle altre categorie i pronostici sono stati rispettati, dal premio a Ida come film straniero al successo di Glory (per Selma) come canzone originale.

Niente colpi di scena, poche star, una satira sul mondo degli attori trionfa come miglior film e il low-cost fa da padrone nelle categorie principali: è il trionfo dell’anti-Hollywood.